Anche Bankitalia ha problemi con gli hacker: truffato dipendente per oltre 100mila euro. Palazzo Koch non lo vuole risarcire
Prima la chiamata, poi l’sms, infine il conto svuotato. Un dipendente della sede di Brescia della Banca d’Italia è stato vittima di un raggiro informatico che gli è costato oltre 100mila euro. Dopo mesi di contese legali, l’uomo – che ha 63 anni – ha mandato nelle scorse settimane una lettera di diffida indirizzata alla Cassa sovvenzione e risparmio (l’istituto di credito riservato al personale della Banca d’Italia) e chiede ora la restituzione dell’intera somma sottratta, in aggiunta alle spese legali e al risarcimento dei danni patrimoniali e morali «ancora in via di quantificazione». Nel documento, redatto dallo studio legale Ventura Associati e visionato da Open, si punta il dito contro la condotta di via Nazionale, definita «gravissima e non scusabile». La Banca d’Italia non ha risposto alla richiesta di commento sulla vicenda.
Il primo contatto con il truffatore
Tutto ha inizio a fine febbraio, quando l’uomo riceve una chiamata da un sedicente funzionario della Nexi, il colosso dei pagamenti digitali che, fra le altre cose, è convenzionato con la Csr, l’istituto riservato ai dipendenti di Bankitalia. Poco più tardi, il 63enne riceve anche il seguente sms: «Nexi informa che ha limitato la sua carta/conto per mancata verifica della sicurezza. Riattivala ora». L’uomo cade nella trappola e accede al link, senza però fornire alcuna credenziale o codice riservato. A questo punto, scatta la seconda fase della truffa. Il finto operatore di Nexi chiama altri dipendenti di Bankitalia, spacciandosi per l’uomo vittima del raggiro, e chiede di resettare il token di sicurezza per poter accedere al conto. La sua voce, riconosceranno poi i colleghi che hanno risposto al telefono, «era del tutto diversa» da quella del loro collega. Ma procedono comunque con l’operazione, alzando tra l’altro il limite giornaliero di utilizzo da 20mila a 100mila euro.
Il conto svuotato
A questo punto, le porte della truffa sono spalancate. Il 1° marzo, dopo nemmeno una settimana dal primo contatto via sms, dal conto dell’uomo partono quattro bonifici indirizzati ad altrettanti conti correnti della filiale di Salerno di Poste Italiane. Le causali sono totalmente inventate: «Acconto lavori ristrutturazioni», «Acquisto box auto» oppure «Saldo per ristrutturazione palazzina». Dei quattro bonifici, uno viene riaccreditato perché i dati del destinatario risultano errati. Gli altri tre invece procedono senza intoppi, facendo sparire dal conto della vittima un totale di 107mila euro. Il giorno stesso, il 63enne sporge denuncia alla stazione dei carabinieri di Brescia e si rivolge poi alla sua banca, la Csr, per provare a recuperare i soldi che gli sono stati sottratti. Il tentativo però non va a buon fine. Così, dopo mesi di contese, l’uomo si affida a uno studio legale e sceglie di inviare una lettera di diffida alla Csr, la cui responsabilità – si legge nel documento – è «lapalissiana». Il dito è puntato anche contro Poste Italiane, a cui gli avvocati dell’uomo chiedono ora di «fornire tutti i dati anagrafici dei correntisti destinatari dei bonifici illeciti».
Foto di copertina: ANSA/Riccardo Antimiani | Il cortile di Palazzo Koch, sede centrale della Banca d’Italia a Roma (29 maggio 2020)
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