In Evidenza Benjamin NetanyahuDonald TrumpGoverno Meloni
ATTUALITÀAccoltellamentiCarabinieriFemminicidiInchiesteOmicidiPremeditazioneStalkingTrevisoVanessa BallanVenetoViolenza sulle donne

Bujar Fandaj ha premeditato l’omicidio di Vanessa Ballan. La denuncia di lei a ottobre: il caso fu valutato «non urgente»

20 Dicembre 2023 - 11:36 Stefania Carboni
«Il magistrato competente aveva ritenuto ci fossero gli elementi per la richiesta di una misura cautelare», ha detto il procuratore capo di Treviso

Bujar Fandaj è stato arrestato con l’accusa di aver ucciso Vanessa Ballan a Spineda nel comune di Riese Pio X. La 27enne, incinta del secondo figlio, aveva denunciato l’uomo per stalking questo ottobre. Con lui ha avuto una breve relazione salvo poi tornare con il marito Nicola Scapinello, piastrellista 28enne. Ballan e Scarpinello hanno un bimbo di 4 anni. Il kossovaro si è introdotto a casa della donna spaccando una portafinestra. Ha sorpreso la vittima, accoltellandola più volte. A trovare il corpo è stato il marito che, sotto choc, ha allertato il 118. Quasi fin da subito i sospetti sono confluiti su Fandaj, che aveva conosciuto Vanessa all’Eurospin, dove lei lavorava come cassiera. I due hanno avuto una relazione di circa un anno. Conclusa la 27enne è tornata dal marito mentre l’uomo ha iniziato a perseguitarla.

«Ci sono elementi per la premeditazione»

«Ci sono elementi per contestare la premeditazione» ha oggi affermato il procuratore capo di Treviso, Marco Martani, parlando con i giornalisti. Fandaj aveva attivato una nuova utenza telefonica il giorno prima del delitto. «Si è avvicinato alla casa – ha aggiunto – con la bicicletta e non con la sua auto, probabilmente per non farsi riconoscere, e aveva un borsone dove aveva un martello, due coltelli, e altri attrezzi da scasso, con un coltello simile a quello che è stato trovato in cucina, e che è l’arma del delitto». Non solo: per il procuratore Martani sono presenti anche gravi indizi di un pericolo di fuga «e indubbi elementi di pericolosità sociale, per il fatto e la ferocia con cui ha agito».

La chiamata di lui e il tentativo di depistaggio

«Ci aveva telefonato ieri sera – ha proseguito Martani – intorno alle 21.00, ammettendo il fatto, e questo per noi ha valore confessorio. Aveva detto che si sarebbe costituito ai carabinieri di Riese, ma per noi era un tentativo di depistaggio. Aveva detto che si trovava nei campi lì intorno, ma era in una zona diversa. I carabinieri non hanno mai cessato di sorvegliare l’abitazione con una pattuglia in borghese, e si sono accorti del suo rientro a casa in ora notturna e lo hanno sottoposto a fermo. Non si è detto disponibile all’interrogatorio del pm, ed è stato associato alla casa circondariale».

La denuncia per stalking a ottobre

Vanessa si poteva salvare? La valutazione del caso di minacce ricevute era ritenuto non urgente. La 27enne ha frequentato il suo assassino nel 2022 e la storia si è conclusa a giugno. Dopo sono iniziate le persecuzioni, anche sul luogo di lavoro. «La donna aveva tentato di nascondere le minacce al suo compagno, che però se n’è accorto, e l’ha aiutata e sostenuta nel presentare denuncia, il 26 ottobre scorso», spiega Martani alla stampa. «Le denunce da ‘codice rosso‘ – ha sottolineato il procuratore capo di Treviso – vengono trattate dal magistrato di turno, che poi passa il fascicolo al magistrato del gruppo fasce deboli. In quel caso, nel giro di un giorno era stata fatta la perquisizione e passato il fascicolo al magistrato competente, il quale non aveva ritenuto ci fossero gli elementi per la richiesta di una misura cautelare, ma aveva deciso di approfondire le indagini chiedendo i tabulati del telefono. Quindi la valutazione fatta era di non urgenza, cosa purtroppo che si è rivelata infondata». Secondo Martani, «l’unica misura che avrebbe potuto impedire l’aggressione sarebbe stata la custodia cautelare in carcere, un provvedimento per sostenere il quale non vi erano oggettivamente elementi sufficienti». Nel telefono della donna i messaggi pericolosi erano stati stati regolarmente cancellati, probabilmente per evitare che potesse vederli il compagno. L’inchiesta è coordinata dal pubblico ministero Michele Permunian e l’autopsia sul corpo della vittima sarà condotta dall’anatomopatologo Antonello Cirnelli, lo stesso che fece i primi esami sul corpo di Giulia Cecchettin, quando venne ritrovato nei pressi del lago di Barcis.

Leggi anche:

Articoli di ATTUALITÀ più letti