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Hamas rifiuta l’offerta israeliana per il cessate il fuoco: rilascio di ostaggi solo a tregua in corso

20 Dicembre 2023 - 22:15 Redazione
Israele aveva offerto una settimana di cessate il fuoco, in cambio del rilascio di 40 ostaggi

Si allontana ancora l’ipotesi di un accordo di tregua, dopo che il gruppo terroristico di Hamas ha rifiutato l’offerta israeliana di cessate il fuoco. Fonti dell’intelligence egiziana, citate dal Wall Street Journal, riferiscono che Hamas non ha accettato i termini dell’accordo. Israele aveva posto come condizione per il cessate il fuoco di una settimana il rilascio di almeno 40 ostaggi. Ma Hamas sosterrebbe che le condizioni per un’intesa potranno essere accettate solo quando la tregua sarà già in vigore. Secondo l’analista della Cnn Barak Ravid, che cita due funzionari israeliani e un’altra fonte autorevole, la proposta sarebbe pervenuta ai leader del gruppo palestinese attraverso gli emissari del Qatar. Israele avrebbe messo sul tavolo una pausa dai combattimenti nella Striscia di Gaza, con l’obiettivo di ottenere la liberazione di donne, persone anziane e altri ostaggi che necessitano di cure urgenti. «Penso sia prematuro dire se abbiamo o meno un accordo perché finora Hamas li ha rifiutati», ha detto alla Cnn l’ambasciatore israeliano presso gli Stati Uniti Michael Herzog, «speravano in un cessate il fuoco permanente, ma spero che sotto la pressione delle operazioni di terra, più la pressione del Qatar, accetteranno di fare un accordo, ma è prematuro in questa fase». Ieri, martedì 19 dicembre, il presidente israeliano Isaac Herzog aveva anticipato che il Paese «è pronto a un’altra pausa umanitaria e ad altri aiuti», che possano sbloccare il rilascio di altri ostaggi. Intanto alle Nazioni Unite è slittato per due giorni consecutivi il voto sulla risoluzione per un cessate il fuoco nella Striscia. I negoziati proseguono per trovare un accordo sul testo, soprattutto coinvolgendo gli Stati Uniti che finora hanno sempre opposto il veto. L’amministrazione Biden negli ultimi giorni sta pressando il governo Netanyahu affinché riduca le operazioni militari sul territorio palestinese, idealmente entro la fine dell’anno.

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