Mes, la maggioranza boccia la ratifica ma si divide: votano insieme FdI e Lega, Forza Italia si astiene
Un voto rapido, dopo mesi di attesa e rinvii, in cui sembrava che la maggioranza di governo volesse trovare un modo per ratificare il trattato di modifica del Mes, il Meccanismo europeo di stabilità. La maggioranza, con 184 voti blocca la ratifica per almeno sei mesi, con il voto nettamente contrario di Fratelli d’Italia e Lega e l’astensione di Forza Italia e Noi Moderati. A favore solo Pd e Italia Viva e Azione, visto che Alleanza verdi e sinistra si è astenuta, mentre il Movimento Cinque stelle vota contro. In mattinata tutto è accaduto abbastanza rapidamente. La Commissione Bilancio alla Camera ha votato il parere contrario del governo, presentato dalla relatrice di Fratelli d’Italia Ylenia Lucaselli, entro le 10.30 di mattina. Ed è in quel voto in Commissione che si è capito che il governo Meloni aveva scelto di accelerare, con il voto di FdI e Lega. Nel merito, Lucaselli ha spiegato che il parere contrario è dovuto al fatto che «la proposta di legge è carente di meccanismi idonei a garantire il coinvolgimento del Parlamento nel procedimento per la richiesta di attivazione del Meccanismo europeo di stabilità, con ciò escludendo le Camere da procedure di significativo rilievo sul piano delle scelte di politica economica e finanziaria e che tale esclusione potrebbe pregiudicare la possibilità per il Parlamento di monitorare versamenti ulteriori del capitale sottoscritto, esprime parere contrario». Un punto di merito contestato da Luigi Marattin, ma è la sostanza politica quella che conta di più oggi.
Il momento della votazione @davideallegranti su X
La maggioranza e il governo
Nelle scorse settimane la premier Giorgia Meloni aveva spiegato che la ratifica del Mes non veniva più esclusa a priori, ma tenuta in standby come arma di pressione per ottenere migliori accordi su altri tavoli europei, ovvero per «trattare tutte le nuove regole» in modo armonico, in particolare parallelamente al Patto di Stabilità. Ora, dopo l’approvazione ieri sera all’Ecofin del nuovo quadro di regole per la governance economica europea, l’esecutivo Meloni mette un punto. E non rinvia più. A stretto giro, dopo il voto in Commissione, la stessa aula di Montecitorio ha ulteriormente ristretto i tempi, invertendo l’ordine del giorno in modo che si votasse entro la fine della mattinata. Chiosa Enzo Amendola del Pd: «Ci state dicendo che visto che l’accordo sul Patto di stabilità non vi è piaciuto votate contro?». Fatto sta che tra i banchi del governo non ci sono ministri a presenziare il voto: «Qui io rappresento il governo», che «sarà coerente con il volere del Parlamento», ha detto il sottosegretario all’Economia Federico Freni (Lega), a margine dell’ufficio di presidenza della commissione Bilancio.
L’intervento di Conte. Agenzia Vista / Alexander Jakhnagiev
Il merito della contrarietà
Lucaselli ha spiegato che l’Italia non è particolarmente preoccupata delle conseguenze del veto italiano alla modifica del Mes che, di fatto, blocca il nuovo trattato per tutti gli altri aderenti che l’hanno già ratificato. «Non ci saranno reazioni negative dei mercati. Il Mes è diventato un salva banche e per fortuna il sistema bancario gode di ottima salute», ha detto prima del voto: «Per sei mesi qui alla camera non si parlerà di Mes», ha aggiunto, lasciando dunque intendere che il Pdl di ratifica potrebbe essere votato quando il regolamento permetterà di presentare il testo identico all’attuale.
L’esultanza di Salvini
Il più soddisfatto della ritrovata compattezza tra Fratelli d’Italia e Lega sul Mes e la sua bocciatura è probabilmente Matteo Salvini che infatti dichiara a stretto giro: «Sul Mes la Lega non ha mai cambiato idea in vent’anni, è uno strumento inutile se non dannoso che porterebbe un lavoratore italiano a dover mettere dei soldi per salvare una banca tedesca. Non penso sia utile e siccome il Parlamento è sovrano, il Parlamento vota in base all’interesse nazionale italiano: i tedeschi fanno gli interessi tedeschi, noi quelli degli italiani. La posizione della Lega è sempre stata e continua a essere chiara».
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