Milano, l’autista dei bus: «Stipendi bassi e turni notturni, capisco i giovani che non vogliono fare questo lavoro»
«Amo il mio lavoro e non lo cambierei, ma capisco i motivi che tengono tanti giovani lontani dalla guida di un autobus». A parlare è Alberto Magni, 41 anni, di cui 15 alla guida degli autobus per l’Atm di Milano. Di entusiasmo ne ha ancora parecchio, ma non si dice sorpreso del fatto che le aziende di trasporti di tutta Italia facciano sempre più fatica a trovare lavoratori. «In questo settore i problemi ci sono eccome. E per chi magari non ha la mia stessa passione, possono esserci buoni motivi per starne alla larga», racconta Magni in un’intervista al Corriere della Sera. I motivi sono soprattutto economici. Magni racconta infatti di aver iniziato a guidare autobus nel 2008, quando il suo stipendio era di 1.349 euro al mese. Oggi in busta paga ne prende 1.484, un aumento di soli 137 euro in 15 anni. «È inutile girarci intorno, c’è una questione economica – spiega l’autista Atm -. Io alla fine delle mie giornate sono contento di aver contribuito a offrire un servizio alle persone, però nessuno lavora per la gloria. E le buste paga del mio settore non sono cresciute molto negli ultimi anni».
I turni troppo lunghi
Gli stipendi troppo bassi, soprattutto in una città come Milano, non sono l’unico problema per i lavoratori del settore dei trasporti. Tra gli altri, come raccontato in una recente intervista di Open, ci sono anche le condizioni di lavoro non sempre ottimali. Un esempio? Ancora oggi ai dipendenti Atm è richiesto di pagare per i parcheggi di corrispondenza dove lasciano l’auto a inizio turno, anche se in molti casi – per esempio per chi lavora di notte – non ci sono altri modi di arrivare sul luogo di lavoro se non con un mezzo privato. «C’è da considerare che complessivamente si può rimanere impegnati per 12-14 ore in una stessa giornata – racconta Magni -. Anche perché non è che si inizia e si finisce sempre in rimessa, anzi può darsi che il cambio avvenga lungo la linea, quindi prima o dopo c’è il trasferimento al punto in cui hai lasciato la tua auto o comunque per tornare a casa».
«Siamo noi che facciamo muovere le città»
Salari troppo bassi, turni troppo lunghi. Tra i motivi che spaventano nuovi potenziali conducenti, Magni ne aggiunge altri due: «lo stress» e «la pressione che si percepisce negli ultimi tempi da parte dell’utenza, sempre più arrabbiata». Eppure, pur riconoscendo tutte queste difficoltà, l’autista Atm non ha alcuna intenzione di cambiare lavoro: «Non è che io non veda i problemi e le difficoltà, però finché ci posso stare mi godo un lavoro che mi piace e che mi fa sentire socialmente utile: Noi facciamo muovere una città come Milano, che prima mi faceva paura e adesso è anche un po’ mia». E anche sul rapporto con l’azienda, Magni ha buone parole da spendere: «Anche in questa fase di crisi del trasporto pubblico, Atm resta una bella azienda, che non lascia mai solo chi è per strada alla guida di un mezzo».
Foto di copertina: ANSA/Mourad Balti Touati
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