L’italiana con lavoro in finanza che rischia l’espulsione dal Regno Unito per un documento sbagliato: «Io trattata come una criminale»
Silvana (il nome è di fantasia) per lavoro investe nel settore delle tecnologie ambientali, vive nel Regno Unito da 14 anni, è sposata con un cittadino britannico e madre di una bambina dalla doppia nazionalità. Ma ora rischia di essere espulsa dal Paese oltremanica, nonostante abbia ottenuto una carta di “residenza permanente” in seguito alla Brexit. Questo perché, racconta il Guardian, la donna fa parte delle decine di migliaia di cittadini europei ignari del fatto che nel 2019 il Ministero degli Interni britannico ha cambiato le regole, imponendo loro di fare richiesta attraverso un nuovo meccanismo, chiamato EU settlement scheme.
Incubo kafkiano
Così Silvana ha scoperto che la sua carta di soggiorno permanente non era valida: è accaduto quest’estate, dopo che la richiesta di rinnovo della tessera europea per l’assicurazione malattia (Ehic) di sua figlia è stata respinta. Dopo aver chiesto aiuto, e aver ricevuto informazioni vaghe o fuorvianti, ha finalmente capito il motivo: per continuare a risiedere nel Regno Unito dopo l’uscita di quest’ultimo dall’Unione Europea, è necessario, come cittadini europei, registrarsi all’EU Settlement Scheme messo a punto dalle autorità britanniche dopo la Brexit. Il problema è che la deadline ufficiale per inoltrare le domande scadeva il 30 giugno 2021. Era possibile prorogarlo per «motivi ragionevoli», certo, ma purtroppo il non essere venuti a conoscenza della novità non rientrava tra questi.
«Informazioni false e inesatte dalle autorità»
Silvana aveva fatto domanda per la residenza permanente nel 2016. Doveva essere uno step propedeutico alla richiesta di cittadinanza britannica; idea che poi scartò a causa dei costi elevati. «La carta di soggiorno permanente non ha scadenza. Sono consapevole di quello che succede nel mondo, non sono stupida. Ho letto le linee guida in quel momento. Non c’era nulla che suggerisse che la mia carta non fosse valida», ha dichiarato al Guardian Silvana. Che punta il dito contro il governo, poiché avrebbe permesso al personale del Ministero degli Interni di fornire più volte informazioni false e inesatte. E c’è chi, oltre tutto, approfitta della confusione: «Per un mese ho cercato consulenza legale. I preventivi per aiutarmi a presentare domanda andavano dalle 500 alle 12.000 sterline. E mi hanno dato tutti indicazioni completamente diverse». E ancora: «Sono stata trattata come una criminale. Sarebbe stato facile per il personale del Ministero degli Interni dire: ‘Devi fare domanda per la residenza stabile’. A mio avviso, il modo in cui si sono comportati è illegale».
La replica
Secondo Silvana, che ha sfogato la sua frustrazione col Guardian, siamo di fronte a «un altro esempio di politica autoritaria che punisce le persone, togliendo loro i diritti ingiustamente, a causa della fissazione con un numero relativamente piccolo di domande ‘speculative’, che il Ministero degli Interni ha la capacità di gestire». Un portavoce del Ministero degli Interni ha ribattuto che è «chiaro da tempo» che i documenti di residenza permanente cessano di essere validi alla fine del periodo di grazia, il 30 giugno 2021: «Sono trascorsi più di due anni dalla scadenza del termine per la domanda di adesione, che è stata ampiamente pubblicizzata. In linea con gli impegni dei nostri accordi sui diritti dei cittadini, continuiamo ad accettare e considerare le richieste tardive di coloro che hanno ragionevoli motivi per ritardare la loro richiesta».