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Giorgetti: «Non farò una manovra correttiva per il nuovo Patto di Stabilità»

27 Dicembre 2023 - 17:09 Fosca Bincher
Il ministro dell'Economia in commissione bilancio alla Camera: «Mes? Non serve alle banche italiane. Superbonus 110%? Eravamo drogati»

Non sarà necessaria una manovra correttiva ai conti pubblici nel 2024 perché «il percorso già scritto nella Nadef a settembre è pienamente in linea con le nuove regole di finanza pubblica europee». Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha negato in commissione bilancio della Camera dei deputati l’ipotesi che molti economisti avevano ventilato dopo avere letto le bozze delle tre direttive che compongono il nuovo Patto di Stabilità europeo riformato. E ha ricordato ai deputati che le nuove regole di finanza pubblica entreranno in vigore nel 2025, mentre per l’anno prossimo a comandare saranno parte delle vecchie regole mischiate con le raccomandazioni che la commissione europea farà a ciascun Paese. Giorgetti ha risposto a molte domande dei parlamentari, e non si è tirato indietro nemmeno sul Mes. E ha alzato la voce ancora una volta sul Superbonus 110%, sostenendo che i costi per la finanza pubblica sono ancora gonfiati e che nessun paese europeo avrebbe mai varato una misura così. E ha detto ai parlamentari che bisogna aprire gli occhi e uscire da quella sorta di Lsd che aveva preso credendo che l’Italia potesse come accaduto negli ultimi 4 anni fare deficit e debito a piacimento senza rendere conto a nessuno.

La legge di bilancio? «Migliorata in Senato»

Il ministro dell’Economia ha iniziato il suo intervento replicando alle critiche sulla mano larga concessa in Senato alle modifiche sulla legge di bilancio «perché in realtà in quel passaggio i saldi di finanza pubblica sono stati migliorati». Respinte anche le critiche alle nuove modifiche sul Ponte sullo Stretto: «La norma era nel testo originario, abbiamo semplicemente modificato la spalmatura del debito su più annualità. E non trovo per niente scandaloso che si usi per il finanziamento il fondo sviluppo e coesione di alcune Regioni, in particolare quelle più direttamente interessate all’opera». Giorgetti ha difeso l’impianto originario della manovra: «Abbiamo fatto uno sforzo importante nel 2024 per restituire il reddito disponibile alle famiglie, e in particolare a quelle con i redditi medio-bassi, non disperdendo ingenti risorse in bonus monodirezionali non necessariamente a beneficio di quelli che hanno meno reddito».

Superbonus, si allarga ancora il buco dello Stato

Come spesso gli è capitato di fare, Giorgetti è stato tranchant sul superbonus 110%. Non ha fornito dettagli, ma ha sostenuto che il buco di finanza pubblica si è rivelato ancora più grande di quello ipotizzato solo a fine settembre nella Nadef (extracosto di 80 miliardi di euro per i prossimi 4 anni). Ha fatto intendere che userà tutto il freno possibile sul tema davanti al prossimo Consiglio dei ministri in cui Forza Italia proverà a fare passare una proroga per i cantieri già avviati. «In cuor mio so quale è il limite che posso fare e che proporrò al consiglio dei ministri. Oltre quello non si può andare, perché questa è la realtà dei numeri. Una norma fatta in un momento eccezionale ha degli effetti radioattivi che non riusciamo a gestire». Secondo il ministro dell’Economia «abbiamo dato – unico paese progredito al mondo – il 110% di incentivo pubblico ai cittadini ricchi e poveri, ma specialmente a quelli ricchi che avevano l’amico architetto o l’amica impresa, per rifarsi la casa al mare o in montagna. L’ha fatto l’Italia, paese con il debito al 140% del Pil. Adesso tutti ci lamentiamo perché l’anno prossimo avremo un incentivo ridotto al 70%. Non c’è un paese della Ue che abbia un incentivo così alto. Fuori dalla Ue solo la Macedonia del Nord. Questo 70%, che qui sembra pochissimo, visto da fuori è tantissimo». Secondo Giorgetti «dobbiamo uscire un po’ da questa allucinazione che abbiamo vissuto in questi anni per cui tutto ci sembra fattibile e tutto dovuto. Non si può fare debito e deficit come si vuole». Giorgetti ha chiamato «Lsd» di finanza pubblica questa allucinazione.

«Perché non ho messo il veto sul patto di stabilità»

Il ministro dell’Economia ha riconosciuto che il testo del nuovo Patto di Stabilità, pur essendo più conveniente dell’Italia rispetto a quello vecchio, è certamente peggiorato rispetto alla bozza iniziale. E allora perché non ha messo il veto? «Perché sarebbe entrato in vigore il vecchio testo. E perché ogni accordo è frutto di un compromesso, che doveva essere fatto fra 27 paesi, ognuno dei quali avrebbe potuto esercitare il diritto di veto. Un compromesso verso l’alto o verso il basso? Le valutazioni le faremo tra qualche tempo». Secondo Giorgetti però sono una conquista sia la flessibilità per le spese previste dal Pnrr sia per l’andamento dei tassi di interesse, visto che «gli aumenti del passato peseranno sulla spesa anche per i prossimi quattro anni». Buono per l’Italia anche il possibile allungamento del percorso di rientro nei parametri da 3 a 7 anni «ma – e qui lo ripeto tre volte perché bisogna essere seri – solo per i paesi che rispettano e realizzano gli impegni presi con il Pnrr».

Un punto (fermo) e Mes

Giorgetti ha voluto anche mettere un punto fermo davanti alle polemiche sulla mancata ratifica del Mes da parte del Parlamento italiano. «Non ho mai detto in nessun luogo istituzionale né in Europa né altrove che l’Italia avrebbe ratificato il Mes. Ho solo detto che se il termine era quello di fine anno ovviamente entro il 31 dicembre l’Italia avrebbe fornito una risposta». Il ministro dell’Economia però ha voluto sottolineare che «il Mes non è né la causa né la soluzione del nostro problema finanziario, che ha un solo nome: debito pubblico. Non penso che la mancata ratifica del Mes sia un problema per l’Italia. Noi abbiamo il sistema bancario più solido d’Europa. La patrimonializzazione e la ricapitalizzazione delle banche italiane dovuta anche a norme di legge molto criticate non fanno oggi temere problemi di sorta».

Foto di copertina: ANSA/Giuseppe Lami | Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti in commissione Bilancio alla Camera (27 dicembre 2023)

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