Giuseppe Conte è moroso di 6 mila euro con il Movimento 5 stelle
Giuseppe Conte nella sua spiegazione puntuta sui motivi per cui il suo reddito 2022 è il più basso fra quello dei leader politici ha sostenuto di avere uno stipendio solo da quando è stato eletto in Parlamento, a partire dunque dal 13 ottobre 2022. E si è vantato di non prendere integralmente l’indennità parlamentare: «A una parte di quello stipendio da parlamentare, come gli altri eletti del M5S, rinuncio», ha spiegato l’ex premier oggi presidente del Movimento 5 stelle.
Nel M5s obbligatorio un contributo mensile di 2.500 euro
Anche se non proprio tutti rispettano l’impegno, la scelta di Conte non è un atto di generosità volontaria: è prevista dal «regolamento sul trattamento economico degli eletti M5s» in attuazione dell’articolo 5 dello statuto del Movimento fondato da Beppe Grillo. Il testo in vigore stabilisce che a partire dal mese di ottobre 2022 un «parlamentare potrà trattenere per sé un’indennità pari alla differenza tra quanto percepito e la quota mensile forfettaria pari a minimo euro 2.500,00 (duemilacinquecento)». La quota minima mensile forfettaria (volontariamente si può dare ovviamente di più) per 2 mila euro serve a finanziare il M5s, e per 500 euro devono essere versati sempre all’Associazione Movimento 5 stelle su un conto «appositamente dedicato alla restituzione alla collettività». Versare quei 2.500 euro al mese minimi, dunque, non è una scelta generosa del singolo, ma un obbligo che vincola la stessa candidatura nel Movimento 5 stelle.
Conte se ne è dimenticato nel 2022: ha un debito da 6.025 euro
Conte ha iniziato come tutti il suo primo giorno da deputato il 13 ottobre 2022. Non ha versato nulla nel mese di ottobre, nulla nel mese di novembre e nulla nel mese di dicembre, contrariamente alla regola statutaria che lui stesso ha scritto per tutto il M5s. Il suo primo versamento all’Associazione M5s porta la data del 13 marzo 2023 e da lì in poi i versamenti sono stati regolari recuperando anche quello che mancava sull’anno 2023. Secondo statuto la sua quota minima da versare nel 2023 avrebbe dovuto essere di 30 mila euro. È stata un pizzico più alta: 30.225 euro, però mancando 6.250 euro di contributo minimo per il 2022 al momento Conte risulta ancora moroso nei confronti del M5s per 6.025 euro.
Molti grillini non in regola. Super invece Castellone, Floridia e Appendino
Il leader del Movimento non è il solo a non essere in regola con i versamenti obbligatori dall’inizio della legislatura. Lo sono rispetto ai 36.250 euro minimi dovuti anche il capogruppo in Senato, Stefano Patuanelli (30.500 euro versati), la vice Alessandra Maiorino (28 mila euro versati), la prossima candidata alle elezioni sarde Alessandra Todde (17 mila euro versati), il capogruppo alla Camera Francesco Silvestri (22 mila euro versati) e il senatore Antonio Ettore Licheri (31.500 euro versati). Più o meno in regola un volto noto del movimento come quello di Vittoria Baldino (35.850 euro versati). Ma c’è chi ha fatto assai di più. Da inizio legislatura l’ex capogruppo in Senato Maria Domenica Castellone ha versato 57.900 euro. La presidente della commissione di vigilanza Rai, Barbara Floridia ne ha versati 43.787, di cui 3.309 al M5s siciliano. L’ex sindaca di Torino e numero due del movimento, Chiara Appendino, ha versato 43.025 euro.
Tutti i leader meno Calenda si tassano per il partito. Salvini il più generoso
Siccome l’80% del contributo obbligatorio stabilito dal M5s è diretto al partito, il Movimento non ha regole dissimili dai partiti tradizionali, che impongono una quota più o meno alta di indennità parlamentare da versare nelle casse del partito. Il solo leader politico nazionale a non averlo fatto è Carlo Calenda. Matteo Renzi ha versato 5.500 euro nel 2023 nelle casse di Italia Viva. Antonio Tajani ha versato 10.700 euro a Forza Italia. Giorgia Meloni ha versato 12 mila euro a Fratelli di Italia. Elly Schlein ha versato 23 mila euro al Pd, di cui 9 mila al partito nazionale e 14 mila alla federazione locale di Bologna. Angelo Bonelli si è tassato per 23 mila euro a favore di Europa Verde-Verdi. Superiore a quella di Conte la rinuncia di Nicola Fratoianni, che ha versato a Sinistra Italiana 42 mila euro. In testa alla classifica dei leader c’è però Matteo Salvini, che nel solo 2023 ha versato nelle casse della Lega 43.800 euro.
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