Ucraina, Zelensky al telefono con il Papa: «Grazie per il sostegno spirituale al nostro popolo»
Nel corso del pomeriggio di oggi, 28 dicembre, Papa Francesco e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si sono parlati telefonicamente. Il leader di Kiev ci ha tenuto a ringraziare il Pontefice «per il sostegno spirituale al popolo ucraino»: lo ha reso noto l’ambasciata di Kiev presso la Santa Sede aggiungendo che Bergoglio e Zelensky hanno parlato anche del «lavoro congiunto sulla Formula per la Pace». Non sono chiaramente mancati gli auguri di Natale, fatti e ricevuti: «Ho espresso la mia gratitudine a Sua Santità per i suoi auguri di Natale all’Ucraina e agli ucraini – ha dichiarato Zelensky -, nonché per i suoi auguri di una pace giusta per tutti noi. Abbiamo discusso del nostro lavoro congiunto per mettere in atto la Formula di Pace dell’Ucraina. Oltre ottanta paesi sono già coinvolti in questo processo a livello dei loro rappresentanti. E ce ne saranno altri. Sono grato alla Santa Sede per avere sostenuto i nostri sforzi». Anche a fronte di uno scenario mondiale sempre più burrascoso, soprattutto dopo l’inasprirsi del conflitto in Medio Oriente, il Papa non ha mai dimenticato quella che il Presidente definisce «la martoriata Ucraina»: l’ultima volta che ha invitato i fedeli a pregare per la pace del suo popolo è stata proprio ieri, 27 dicembre, nell’ultima udienza generale dell’anno. Appelli simili li ha rivolti in tutti questi giorni di feste: all’Angelus del 26 dicembre, alla benedizione Urbi et Orbi del giorno di Natale e anche all’Angelus del giorno prima, il 24 dicembre.
Il commento del cardinale Zuppi
Anche a livello pragmatico il Santo Padre sta canalizzando i suoi sforzi per il raggiungimento della tregua, come dimostra il coinvolgimento del cardinale Matteo Zuppi, inviato per la pace in Ucraina. Zuppi recentemente ha dichiarato: «Qualcosa si muove. Sono stato a Kiev e a Mosca. Sono stato a Washington e a Pechino. Sia i russi sia gli ucraini hanno riconosciuto il ruolo della Santa Sede – ha spiegato – . I Nunzi nelle due capitali stanno facendo un lavoro egregio. Certo, vorremmo molti più risultati sul ritorno dei bambini. Non perderemo nessuna opportunità per farlo. Non è possibile che oltre alle armi non ci sia altro per sconfiggere la guerra».
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