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«Femminicidio» è la parola del 2023 secondo Treccani

29 Dicembre 2023 - 08:48 Redazione
«Un'operazione pensata anche per contribuire a responsabilizzare e sensibilizzare su una tematica che si è posizionata al centro dell'attualità», spiega la professoressa Valeria Della Valle, direttrice del vocabolario

«Femminicidio» è il sostantivo scelto da Treccani come «Parola dell’anno 2023». Si tratta dell’«Uccisione diretta o provocata, eliminazione fisica di una donna in quanto tale, espressione di una cultura plurisecolare maschilista e patriarcale che, penetrata nel senso comune anche attraverso la lingua, ha impresso sulla concezione della donna il marchio di una presunta, e sempre infondata, inferiorità e subordinazione rispetto all’uomo». La parola è apparsa la prima volta nel 2001, sette anni più tardi è stato segnalato come neologismo e registrato dal vocabolario Devoto-Oli nel 2009 e dallo Zingarelli nel 2010. La scelta, tutt’altro che neutra, è ricaduta su questo termine con l’obiettivo di porre l’attenzione «sul fenomeno della violenza di genere, per stimolare la riflessione e promuovere un dibattito costruttivo intorno a un tema che è prima di tutto culturale: un’operazione pensata non solo per comprendere il mondo e la società che ci circondano, ma anche per contribuire a responsabilizzare e sensibilizzare ulteriormente lettori e lettrici su una tematica che inevitabilmente si è posizionata al centro dell’attualità», spiega la professoressa Valeria Della Valle, direttrice, assieme a Giuseppe Patota, del vocabolario Treccani. Nel 2023 la sua presenza si è fatta più rilevante, persistente e dunque allarmante. Nel 2023 sono 118 le donne vittime di femminicidio. Da Giulia Tramontano, Giulia Cecchettin, Vanessa Ballan: ogni tre giorni una donna viene uccisa in Italia, soprattutto nell’ambito familiare e affettivo (96 dagli ultimi dati del Viminale). «Come Osservatorio della lingua italiana – conclude Della Valle – non ci occupiamo della ricorrenza e della frequenza d’uso della parola femminicidio in termini quantitativi, ma della sua rilevanza dal punto di vista socioculturale. Purtroppo, nel 2023 la sua presenza si è fatta più rilevante, fino a configurarsi come una sorta di campanello d’allarme che segnala, sul piano linguistico, l’intensità della discriminazione di genere».

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