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Conte replica: non sono moroso. Ho fatto anche mini-versamenti non pubblici. M5s dice che pubblicherà tutto entro marzo 2024, ma la legge dice altro

29 Dicembre 2023 - 17:17 Franco Bechis
L'ufficio stampa del M5s prova a smentire Open sui versamenti dell'ex premier al Movimento, di cui però non si trova ancora alcuna traccia

Non è andato giù a Giuseppe Conte l’occhio indiscreto di Open che ha messo in fila tutti i suoi versamenti al Movimento 5 stelle conteggiando 30.225 euro effettivamente versati da inizio legislatura invece dei 36.250 euro che sarebbero stati obbligatori per statuto e regolamento finanziario, con una morosità quindi di 6.025 euro. L’ex premier affida al suo ufficio stampa una nota di replica in cui afferma di essere perfettamente in regola perché deve ancora arrivare il versamento di dicembre 2023 e perché tutto il resto è stato saldato con mini-versamenti che saranno resi pubblici solo nel marzo 2024. Ecco la nota dell’ufficio stampa.

Ancora tre mesi e tutto sarà trasparente

«Gentile Direttore, la sua testata ha pubblicato un articolo a sua prima firma dal titolo “Giuseppe Conte è moroso di 6 mila euro con il Movimento 5 Stelle”. La notizia riportata è completamente falsa: il Presidente Conte, infatti, risulta essere perfettamente in regola con gli obblighi contributivi degli eletti del M5S. A beneficio dei suoi lettori, allora, chiariamo che le tre mensilità del 2022 a cui lei fa riferimento (che corrispondono ai primi tre mesi di legislatura di Conte), destinate al M5S, sono state regolarmente versate dal Presidente nel 2023 con bonifici cumulativi, non appena è entrato in vigore il nuovo Regolamento del Movimento che disciplina proprio il trattamento economico degli eletti per la legislatura in corso. Specifichiamo inoltre che tutte le somme relative alle varie mensilità, possono essere corrisposte entro il 10 del mese successivo e sono visibili il mese ancora successivo, e che i contributi pari o inferiori a 500 euro per legge vanno pubblicati sul sito entro marzo 2024. Quindi nel caso di Giuseppe Conte non ci sono morosità, ma semplicemente versamenti non ancora visualizzabili. Sarebbe bastato contattare l’ufficio stampa per avere conferma di queste informazioni ed evitare di diffondere notizie false, peraltro nei giorni in cui si apprende ufficialmente che Giuseppe Conte – il Presidente del Consiglio che decise di decurtarsi lo stipendio da premier – oggi risulta essere il leader politico con la dichiarazione dei redditi più bassa».

Ma per legge dovevano essere pubblicati ora

Comprendo che Conte avendo il reddito più basso fra i leader politici potesse avere qualche problema di liquidità, bucando così i versamenti dovuti nel 2022. Pur avendo iniziato a versare con ritardo anche nel 2023 ha recuperato buona parte del pregresso. L’ufficio stampa del leader M5s sostiene che non siano stati registrati altri piccoli versamenti inferiori ai 500 euro perché «per legge vanno pubblicati sul sito entro marzo 2024». Però noi non abbiamo preso a riferimento eventuali elenchi pubblicati sul sito. Ma la dichiarazione congiunta fra donatore e ricevente che per legge deve essere trasmessa alla tesoreria delle Camere che poi ne pubblica aggiornato un elenco in pdf sul sito del Parlamento italiano all’indirizzo https://parlamento18.camera.it/199. Anche versamenti inferiori ai 500 euro debbono essere registrati una volta avvenuti (e non entro il marzo 2024) se ripetuti nell’arco dell’anno solare. Il limite dei 500 euro sotto il quale non è necessario comunicare il versamento, infatti, riguarda l’arco temporale di un anno solare, non il singolo contributo. Se Conte dice di averne fatti tanti da colmare il buco da 6 mila euro, sarà certamente così, ma non essendo stati registrati come dovuto alla tesoreria delle Camere non c’è traccia né trasparenza, che è la cosa più importante. Quanto alle lamentele dell’ufficio stampa faccio presente che non si verifica di prassi la Gazzetta ufficiale (quello vale l’elenco sul sito del Parlamento) e che per altro ogni verifica sarebbe stata inutile. L’ufficio stampa infatti era ignaro del luogo istituzionale in cui quei versamenti vengono resi pubblici.

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