Mes, Patuelli (Abi): «Ora cambiare le regole Ue per evitare un’altra Etruria»
«Il dibattito politico sulla ratifica delle modifiche al Mes è stato caricato di eccessivi significati simbolici. Comunque, rimane il trattato esistente ed occorre che l’Unione europea compia, senza preconcetti, un realistico approfondimento sulle strategie di rafforzamento delle Istituzioni europee». A parlare è il presidente dell’Abi Antonio Patuelli, l’associazione bancaria italiana, che in un’intervista all’Adkronos, entra nel merito del dibattito sul Mes. Certo la questione li riguarda da vicino, ma per quanto riguarda le ripercussioni sul settore bancario, secondo Patuelli «è da riesaminare tutta l’impostazione delle ‘risoluzioni’ delle crisi bancarie che sono state negativamente sperimentate nel 2015 proprio in Italia. Occorre correggere quelle norme, innanzitutto il bail-in, che sono state pensate prima dell’entrata in funzione dell’Unione Bancaria e che oggi, dopo nove anni dalla sua nascita, debbono essere valutate e riformate alla luce di questa ormai lunga esperienza».
Un contesto europeo
Dialogando con il giornalista Mattia Repetto, Patuelli ha poi evidenziato come il vecchio Patto di Stabilità sia stato «pensato oltre trent’anni fa e non più applicato soprattutto dall’esplosione della pandemia. L’Unione europea è un grande condominio dove tante energie diplomatiche sono state impegnate per realizzare questo più realistico Patto di Stabilità che non dovrebbe complicare, né tantomeno impedire la crescita che è indispensabile anche per la stabilità». Il mercato bancario, ha concluso Patuelli, «è innanzitutto europeo: per evolvere, anche con ulteriori aggregazioni, necessita in primo luogo il superamento delle normative nazionali di diritto bancario con l’adozione di testi unici europei che garantiscano la semplificazione della vita delle banche operanti in più Paesi d’Europa e la possibilità di una loro crescita ulteriore».
Italia in miglioramento
Restringendo il focus sullo scenario nazionale, invece, recapita buone notizie, definendo lo stato di salute delle banche italiane «mediamente in miglioramento» secondo la vigilanza europea e nazionale, sebbene i rischi non vadano «mai sottovalutati, anche perché mai dobbiamo dimenticare che la crisi di una grande banca americana, Lehman Brothers, ha prodotto gravissime conseguenze finanziarie e bancarie in tutto il mondo, Italia compresa». Da questo punto di vista, dunque, è «indispensabile essere sempre previdenti e lungimiranti, innanzitutto nel rafforzamento dei presìdi prudenziali delle banche». In queste ultime settimane tutti gli istituti di credito, soprattutto quelli più grandi, hanno annunciato l’accantonamento di una parte degli extraprofitti. Decisioni che rispettano le previsioni della legge voluta dal governo che, di fatto, che ha permesso un rafforzamento del patrimonio. Adesso la palla, spiega Patuelli, passa agli azionisti: «Le decisioni in proposito saranno adottate, a norma di legge, dalle assemblee delle banche in sede di approvazione dei bilanci, nella primavera prossima: alle assemblee saranno convocati milioni di azionisti».
Il nuovo contratto nazionale
Parlando invece del nuovo contratto nazionale dei bancari, sul quale l’accordo è stato firmato nelle settimane scorse tra l’associazione, Intesa Sanpaolo e i sindacati di categoria Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin, Patuelli ha espresso un giudizio «positivo» sia riguardo i contenuti, che riguardo «la realistica tempestività in cui è stato raggiunto. Si tratta di un contratto ‘pilota’, di alta qualità giuridica e sociale, per un settore quanto mai importante e delicato». Proprio a proposito di sindacati, Patuelli ha parlato di un rapporto «sempre costruttivo, in ogni fase, dalle emergenze come quella pandemica, alle necessità di ristrutturazioni, riorganizzazioni e ammodernamenti tecnologici nelle banche: il tutto basato su un confronto continuo molto reciprocamente rispettoso».