Boom di casi di influenza e Covid a fine anno, allarme dei medici di base. Il virologo Lopalco: «Le 3 regole per evitare il caos negli ospedali»»
Ospedali, pronto soccorso e medici di famiglia in affanno. Tra la stagione delle influenze, la recrudescenza da Covid-19, la cosiddetta «long flu», anche gli studi dei dottori di medicina generale sono presi d’assalto. In particolare, nella Capitale dove «una mole di attività così non si era mai vista – spiega il segretario della Fimmg di Roma e provincia, Pier Luigi Bartoletti -. Nel mio studio le visite sono raddoppiate in questi giorni». E il peggio, per Bartoletti, deve ancora arrivare: «Ci aspettiamo il picco a inizio gennaio quando riapriranno le scuole». Rispetto a prima «le terapie non sono più legate alla stagionalità dell’influenza – continua il segretario – perché ora c’è anche il Covid. Da quello che mi risulta anche i pronto soccorso sono in affanno per il carico di accessi». I pronto soccorso più affollati, secondo quanto scrive Ansa, nel pomeriggio del 30 dicembre, risultano essere il Policlinico Umberto I con 169 pazienti, seguito dal Gemelli con 138 accessi, e l’Ospedale Santa Maria Goretti di Latina con 132 pazienti. Sopra quota cento, anche i Dea del Policlinico Tor Vergata, San Camillo Forlanini, Sant’Andrea, ospedale Pertini e Policlinico Casilino.
«Nei momenti di difficoltà il sistema va in crisi»
Le strutture ospedaliere romane, come anche quelle lombarde, devono fare i conti con il sovraffollamento: mancano posti letto e nella Capitale le ambulanze del 118 restano bloccate fuori dagli ospedali anche per dodici ore. «Nei momenti di difficoltà il sistema va in crisi. Questo è un periodo in cui, oltre agli incidenti delle feste, si aggiungono i casi dell’influenza che si sommano ai casi Covid, anche perché abbiamo eliminato le mascherine che avevano attenuato la diffusione dei virus influenzali», afferma il presidente dell’Ordine dei Medici di Roma, Antonio Magi che sottolinea, inoltre, come «nei Pronto soccorso risulta un’attività superiore del 30% rispetto al periodo natalizio dei tempi pre-Covid. Ora noi abbiamo i soldi per le attrezzature e per le strutture grazie al Pnrr, ma abbiamo un’altra urgenza che è la carenza di personale medico e infermieristico». Ciò che serve, per Magi, è un «incremento del personale anche sul territorio, come negli ambulatori o i medici di famiglia, poiché altrimenti andiamo a ingolfare i pronto soccorso degli ospedali», conclude.
«Fine anno col botto»
Data la situazione negli ospedali d’Italia, questo fine 2023 sarà «col botto», scrive il virologo Pier Luigi Lopalco su Facebook. Colpa del picco di influenza e delle sindromi influenzali, che nell’ultima settimana hanno interessato circa un milione di italiani. «Mai viste tante così tante: non nell’anno della pandemia H1N1 (2009), non nel 2017-18, anno record dell’ultimo periodo». Per questo motivo, non dobbiamo sorprenderci, afferma il virologo, «se i pronto soccorso in tutta Italia sono sotto pressione, i reparti pieni di pazienti e – ahimè – tanto personale sanitario in malattia a causa dell’influenza & C». Per Lopalco, gli interventi del Ministero – che cerca di correre ai ripari con open-day vaccinali e decreti di estensione dell’obbligo all’uso di mascherine nei reparti – «sono interventi deboli e tardivi». Ciò che serve è, dunque, «la prevenzione» che «deve intervenire prima dei guai», si legge sul post Facebook. Per limitare quindi i danni è necessario, scrive il virologo, seguire «semplici regole».
Innanzitutto, «Non è tardi per vaccinarsi: il picco dei contagi non è ancora arrivato e comunque questa ondata durerà almeno fino a febbraio. Il vaccino contro l’influenza in un braccio e quello contro Covid nell’altro». Se poi «abbiamo sintomi simil-influenzali», il consiglio di Lopalco è «stare a casa e rinunciare alle riunioni familiari». E, infine, «se visitiamo persone particolarmente fragili comportiamoci come facevamo in piena pandemia: mascherina ed alcolgel. Se portiamo il virus in casa di una persona cagionevole gli effetti potranno essere gli stessi di due o tre anni fa», sottolinea lo specialista, che conclude ironico: «A Capodanno possiamo evitare di usare i botti: facciamo bene ai nostri amici a quattro zampe e all’ambiente. Tanto il botto l’hanno già fatto i virus».