Xi Jinping, la promessa per il nuovo anno: «La Cina sarà riunificata a Taiwan». La contromossa dall’isola
La Cina «sarà sicuramente riunificata» a Taiwan. A ribadirlo è ancora una volta il presidente cinese Xi Jinping, in occasione del suo discorso di fine anno rivolto alla nazione. «Tutti i cinesi su entrambe le sponde dello Stretto di Taiwan – ha aggiunto il leader di Pechino – dovrebbero essere legati da un obiettivo comune e condividere la gloria del rinnovamento della nazione cinese». Nel suo intervento, Xi ha rivendicato il buono stato di salute dell’economia del Dragone, definita «più resiliente e più dinamica di prima». Un avvertimento all’Occidente, ma anche una sponda per l’amico e alleato Vladimir Putin, con cui i rapporti sembrano più forti che mai. «Di fronte a cambiamenti inediti in un secolo e a una situazione regionale e internazionale turbolenta, le relazioni Cina-Russia hanno mantenuto uno sviluppo sano e stabile e sono progredite in modo costante nella giusta direzione», ha detto Xi. «Sotto la nostra guida congiunta – ha aggiunto il leader cinese – la reciproca fiducia politica si è approfondita. E al di là dell’alleanza politica, tra Pechino e Mosca continua a svilupparsi anche la collaborazione economica e commerciale. Nel 2023, ha precisato Xi, «il volume degli scambi commerciali bilaterali ha superato i 200 miliardi di dollari».
La reazione di Taiwan
Non si è fatta attendere la reazione di Taiwan, che secondo il Guardian starebbe valutando la possibilità di aderire alla Corte Penale Internazionale, con l’obiettivo di scongiurare un eventuale attacco cinese. Si tratta dello stesso tribunale che lo scorso marzo ha spiccato un mandato di arresto nei confronti del presidente russo Vladimir Putin per la deportazione forzata di bambini dall’Ucraina. Qualora Taiwan aderisse alla Cpi, i giudici dell’Aia sarebbero autorizzati a indagare e valutare un mandato di arresto nei confronti di Xi Jinping in caso di invasione cinese. Il percorso per l’adesione dell’isola asiatica alla Corte penale internazionale è però tutto fuorché scontato. Taiwan potrebbe infatti firmare lo Statuto di Roma e a quel punto spetterebbe al segretario generale dell’Onu accettare o meno la richiesta di adesione. Il problema è che Taiwan non è un Paese membro delle Nazioni Unite ed è riconosciuto ad oggi solo da 13 Paesi.
Foto di copertina: EPA/Wu Hao | Uno schermo per le strade di Pechino trasmette il discorso di fine anno del presidente cinese Xi Jinping (31 dicembre 2023)
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