La madre di Gaia, morta per colpa di Pietro Genovese: «Vive serenamente a Londra. Cosa decideranno i giudici?»
«Ora vediamo cosa decideranno i giudici per questa doppia evasione! Ah dimenticavo… Il povero ragazzo vive serenamente a Londra già da un po’ così lì nessuno può riconoscerlo e chiamarlo “assassino” come a Roma è accaduto!». Questo lo sfogo, amaro, di Gabriella Saracino, madre di Gaia von Freymann investita e uccisa con l’amica Camilla Romagnoli nel 2019 da Pietro Genovese a bordo di un’auto a corso Francia, Roma. Il ventenne, figlio del regista Paolo Genovese, è stato condannato in via definitiva a cinque anni e quattro mesi per la morte delle due ragazze con l’accusa di duplice omicidio stradale, ma ora avrà un nuovo processo per evasione. Il 16 gennaio del 2021 il giovane, agli arresti domiciliari dal 26 dicembre del 2019 non è stato trovato in casa dai carabinieri durante un controllo di routine. «Questa volta sono curiosa di vedere i giudici cosa decideranno! Oltre a tutto quello che gli hanno abbonato come l’omissione di soccorso!», ricorda la donna. Gabriella Saracino, intervistata da Repubblica, racconta che «quel maledetto 22 dicembre del 2019» la sua vita si è fermata. «Non esiste più Natale, Capodanno. La vita è rimasta lì. Nessuno può capire, ma forse chi ha un figlio può immaginare», dichiara.
Cosa rischia Pietro Genovese
Il ragazzo è in attesa della data dell’udienza per stabilire come debba scontare la pena dato che ha già trascorso circa un anno e otto mesi ai domiciliari. Potrebbe beneficiare dell’affidamento in prova, poiché il suo residuo pena è inferiore ai quattro di reclusione. Improbabile, spiega il Corriere della Sera, che il nuovo processo possa influire sull’esecuzione della pena attuale, creando i presupposti per una custodia cautelare in carcere.
«Lui libero, noi all’ergastolo»
«Aveva già scontato una parte della pena – spiega la madre di Gaia a Repubblica – perché aveva trascorso un periodo ai domiciliari, durante il quale adesso sembra sia anche evaso. Sicuramente aveva permessi vari, anche per proseguire gli studi e per ricevere gente. Ad ogni modo considerando il presofferto, con la legge Cartabia e il residuo di pena da scontare, si arriva sotto i 4 anni, quindi non è andato in carcere. Adesso però rischia grosso se viene condannato per l’evasione. Già non è stato considerato il fatto che lui non si è fermato quando ha ucciso mia figlia e Camilla. Gli sono state abbonate tante cose pur di non mandarlo in carcere per una sola ora. Lui è un uomo libero. È stato visto anche a Ponza. Si sente un ragazzo libero. È un ragazzo libero. Quelli all’ergastolo siamo noi. Fine pena mai».