Entra in vigore la Global Minimum Tax: attesi 220 miliardi di entrate in più nel mondo (ma in Italia solo 380 milioni)
È entrata in vigore ieri, 1° gennaio 2024, la Global Minimum Tax, la nuova imposta minima che si applica a tutte le multinazionali con un fatturato annuo complessivo di almeno 750 milioni di dollari. L’accordo sottoscritto nel 2021 da oltre 130 Paesi ha un obiettivo ben preciso: combattere la concorrenza fiscale, ossia quel fenomeno che spinge le aziende a collocare la propria holding nel Paese più conveniente. Negli anni, questo sistema ha portato a una concentrazione di quartier generali in Paesi che applicavano aliquote estremamente basse. È il caso di Amazon, che in Europa ha la propria sede principale nella capitale del Lussemburgo. Oppure di Apple, che ha scelto la cittadina di Cork, in Irlanda. La Global Minimum Tax punta a impedire che questo avvenga, facendo sì che nessuna multinazionale – perlomeno sopra un certo fatturato – possa sfuggire a un’aliquota fiscale di almeno il 15%.
Come funziona
La nuova tassa è frutto di un accordo sottoscritto nel 2021 da oltre 130 Paesi, di cui fanno parte tutti gli Stati Ue ma anche Regno Unito, Norvegia, Australia, Canada, Corea del Sud e Giappone. Il meccanismo della Global Minimum Tax prevede un’aliquota del 15% sulle holding che hanno sede in un Paese che ha aderito all’intesa. Qualora, invece, la holding avesse sede in un Paese non firmatario, la tassa si applica sulle sussidiarie. Secondo l’Ocse, tra i principali artefici dell’accordo, questo sistema genererà un gettito fiscale aggiuntivo di 220 miliardi a livello mondiale, una parte dei quali sarà redistribuita in base alla nazionalità dei consumatori. Questo meccanismo riguarderà però solo i gruppi con ricavi superiori ai 20 miliardi. Stando alle stime della Cgia di Mestre, il nuovo regime fiscale dovrebbe portare nelle casse dell’Italia 381,3 milioni di euro nel 2025, che saliranno a 426 milioni nel 2026 e si avvicineranno a quota 500 milioni nel 2033.
Deroghe e limiti
Per quanto si tratti di un accordo storico, restano alcuni dubbi sull’effettiva efficacia che avrà la misura. A far emergere i primi limiti della Global Minimum Tax è il caso della Svizzera, che ha dovuto modificare la propria costituzione per poter applicare la nuova aliquota del 15%. Allo stato attuale, scrive Il Sole 24 Ore, la norma prevede che nel Paese restino in vigore alcuni trattamenti di favore per le holding, relativi a dividendi e capital gain. Esistono inoltre alcune deroghe per la multinazionali che dimostrano di realizzare investimenti diretti nel Paese. Infine, c’è un ultimo fattore da considerare. Tra gli oltre 130 firmatari dell’accordo, ci sono due Paesi di rilievo – Cina e Stati Uniti – che ancora non hanno recepito la tassa sulle multinazionali nel loro ordinamento.
Foto di copertina: EPA/Jakub Kaczmarczyk
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