La storia di Simona e della violenza economica dell’ex marito: «Ha svuotato i miei conti e mi ha lasciato senza casa con i bambini»
Simona C. ha 48 anni e abita a Bologna. Nel 2013 ha deciso di separarsi dal marito. Dall’unione erano nati tre bambini. E oggi racconta a Repubblica la storia di violenza economica che ha subito. Che però non è stata riconosciuta subito dagli assistenti sociali e persino dalla sua avvocata. Anche se lui ha prosciugato i conti che avevano in comune e anche quelli dei figli. La storia comincia così: «All’inizio fece finta di accettare la mia scelta, mi chiese solo di avere un po’ di pazienza. Dopo circa otto mesi ci disse che io e i nostri tre bambini potevamo stare in un appartamento scelto da lui, in centro città, di cui si sarebbe occupato economicamente».
Il primo affitto
Ma una volta pagato il primo affitto l’uomo è sparito: «In meno di un anno aveva trasferito la sua residenza e la sede della sua casa di produzione musicale in Francia, dove andava spesso per lavoro. Io avevo il mio conto corrente e un buon lavoro, sono insegnante da tanti anni, ma in casa dividevamo così le spese: io mi occupavo delle rate del mutuo e lui di tutte le altre spese, che erano comunque intestate a me». A quel punto Simona si è trovata improvvisamente senza la possibilità di pagare i conti: «Ma non solo: falsificando la mia firma, il mio ex aveva svuotato i conti dei nostri figli, parliamo di 21mila euro in totale. A quel punto mi disse: io ti rovino, non avrai più una vita, sprecherai il tuo tempo e i tuoi soldi a combattere».
La grande casa
A quel punto Simona ha venduto la grande casa per cui stava pagando il mutuo. Poi è passata alle vie legali: Dal 2014 a oggi ho vinto sia in sede penale che in sede civile per mancato mantenimento: l’ultimo processo si è chiuso lo scorso giugno, ma stiamo ancora aspettando il pagamento degli arretrati. Nel corso degli anni infatti ho sempre dovuto insistere perché il mio ex marito mandasse soldi per coprire le spese dei ragazzi ed è capitato che, per ingannarmi, inviasse delle copie dei bonifici su whatsapp. Erano falsificati da lui e scritti in francese — che io non conosco bene — e aggiungeva sempre: “Ma come questo non ti è arrivato?”. Lui disse fin da subito che non voleva più occuparsi dei figli, ma a me interessa solo che ricevano quanto gli spetta».
Lo Stato e la Giustizia
Simona dice di non essersi sentita ascoltata «dallo Stato e dalla Giustizia. Non possono passare così tanti anni per un processo, non possono non valere niente le denunce delle donne. Una delle mie figlie ha deciso di studiare giurisprudenza anche per questo. Io spero nei giovani, come i miei figli, che rivoluzionino tutto».
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