Appalti Anas, Verdini Jr, la passione per gli orologi e quella tecnica: «Gli vendiamo Matteo, anche se lui non lo sa» – Le carte
Ieri ha scelto di non rispondere al gip di Roma senza neppure presentarsi, limitandosi a mandare una comunicazione tramite il suo avvocato. Nei giorni scorsi non ha mai fatto sapere quale fosse la sua strategia difensiva anche se è possibile che – entro lunedi – presenti ricorso al tribunale del Riesame. La strategia del principale e più delicato indagato nell’inchiesta sugli appalti Anas, Tommaso Verdini (figlio dell’ex deputato Denis e fratello della compagna di Matteo Salvini, Francesca, non indagata), al momento è poco chiara ma sembra quella di uno che, forse per le origini familiari, finora aveva perlomeno sottovalutato l’indagine che il 28 dicembre l’ha portato agli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione e turbativa d’asta. Ed è anche l’immagine che emerge da alcune delle intercettazioni in cui è coinvolto, in cui si mostra sempre molto sicuro di un metodo che, a suo direi, consente alla sua azienda di accreditarsi come principale riferimento della Lega. Un meccanismo che Matteo Salvini (non indagato e che anzi oggi ha annunciato querele a tutto spiano) potrebbe non aver conosciuto. O almeno è in questi termini che spiega la situazione Tommaso Verdini, nel maggio 2022, spiegava in una conversazione col coindagato Pileri e un’altra persona:
“Noi stiamo fregando a quelli che sono amici nostri – fregando lo
dico in maniera brutta ma è chiaro che non è brutta – stiamo occupando gli spazi degli amici nostri, con gente nostra. Che sono a disposizione di amici nostri. Ma ci stiamo creando, non avendone diritto … Noi stiamo fregando le posizioni agli amici nostri, che siano Lega e (in.cle), alle volte ci proviamo anche col Pd… Ci proviamo anche col Pd … perché quando c’era Margiotta (probabilmente l’ex senatore Salvatore Margiotta, non indagato) c’abbiamo provato anche col Pd, noi ci proviamo con tutti gli amici che abbiamo. Un po’ di conto lo diamo ma stiamo fregando posizioni ..
Sempre nella stessa conversazione, Verdini spiega che in qualche caso ha favorito i rapporti tra i suoi contatti facendo finta di aver concordato tutto con Matteo Salvini. E’ il caso del rapporto stretto tra il sottosegretario al Mef, non indagato, Federico Freni e il dirigente di Fs Massimo Bruno.
“Massimo aveva un problema con la Lega, io c’ho creato un rapporto con Federico e Federico gli ha creato un rapporto con Matteo! E’ chiaro che è merito mio, ma Matteo non lo sa, non lo riconosce e non voglio neanche. Non lo sa perché sarebbe un’ingerenza eccessiva che non apprezzerebbe. Quindi un lavoro sottobanco che abbiamo fatto e che aveva portato ottimi risultati. Massimo però, ci da considerazione per affetto, per amicizia, per i rapporti che abbiamo.”
La perquisizione
E’ sempre nel 2022, ma nel luglio, che Tommaso Verdini riceve le perquisizioni della Guardia di finanza di Roma. Le perquisizioni che subisce sono due: la prima, a Roma, avviene alle 7 di mattina. Verdini non c’è e non si presenta, sebbene avvisato, se non a sera inoltrata. Quando i finanzieri gli chiedono di aprire una cassaforte all’interno dell’appartamento, che rivela ben cinque orologi di valore: due Rolex, un Patek Philippe e un orologio personalizzato col nome di Denis Verdini. Pochi giorni dopo la perquisizione avviene a Firenze e Tommaso Verdini si fa trovare in “abiti succinti”, tanto che la perquisizione personale, verbalizzano i finanzieri, “non si rende necessaria”.