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La storia di Simone Bianchessi, camionista cremasco omonimo di una ricercata: «Ogni volta che salgo su un aereo arriva la polizia»

04 Gennaio 2024 - 19:28 Redazione
Il racconto del 46enne e dei suoi ripetuti incontri con le forze dell'ordine: «Il ministro Piantedosi risolva il mio caso»

«Ho la fedina penale pulita. Ho preso delle multe, come capita a tutti, ma le ho subito pagate». A parlare è Simone Bianchessi, 46 anni, residente a Sergnano (Crema). Simone lavora come camionista per una ditta di trasporti, ma appena esce dal suo paese finisce subito nel mirino delle forze dell’ordine: «Succede che da una decina d’anni, ogni volta che prendo un aereo, vado in vacanza o pernotto in un albergo, arrivano i poliziotti o i carabinieri», racconta il 46enne in un’intervista al Corriere. Il motivo? Un semplice caso di omonimia. Simone Bianchessi è infatti anche il nome di una donna, che – spiega il giovane – «deve aver combinato qualche cosa in Austria» e su cui «pende un mandato internazionale di cattura».

I controlli in giro per l’Italia (e per il mondo)

Al di là del nome e del cognome, Simone non ha niente a che spartire con la donna ricercata dalla polizia di tutto il mondo. Eppure, spiega il 46enne, «faccio delle figuracce involontarie davanti alla gente, in aeroporto perdo minuti». Il camionista lombardo racconta i suoi ripetuti incontri con le forze dell’ordine. La prima volta, dieci anni fa, alle Isole Canarie, poi a Milano, a Noto, a Matera, a Paestum, a La Spezia. Quando è stato individuato dai carabinieri a Tropea, in Calabria, Bianchessi si trovava in spiaggia con gli amici. «Mi chiamano sul telefonino: “Deve venire in caserma con i documenti”. Ho detto che non andavo, perché ero in spiaggia e perché non avevo fatto niente. Tra l’altro, c’erano cento gradini da fare. “Se volete, venite voi”. E sono piombati loro. Mi hanno detto di uscire dalla spiaggia, di andare nel parcheggio. Ho mostrato i documenti: non ero io la persona che cercavano», racconta il 46enne.

L’appello a Piantedosi

Simone Bianchessi – quello italiano e con la fedina penale pulita – racconta di averci quasi fatto l’abitudine. «Però è fastidioso. Ormai, tutte le volte che accade, anche ai poliziotti e ai carabinieri scappa quasi da ridere». Ecco dunque che il 46enne cremasco lancia un appello alle istituzioni: «Al ministro dell’Interno Piantedosi, alla Prefettura di Cremona: che si mettano nei miei panni, che si mettano una mano al cuore e risolvano il mio caso».

Foto di copertina: Corriere.it

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