Il prof precario senza stipendio da ottobre: «Ho dovuto vendere l’auto, da quattro mesi vivo con 700 euro»
Tra i prof supplenti senza stipendio da 4 mesi c’è anche il caso di Antonio Fiscarelli. Ha manifestato vestito da Babbo Natale a Firenze per protesta. Il suo conto in banca è scoperto di 1.350 euro. E martedì ha dovuto vendere la macchina della moglie, in attesa del bonifico che il ministero della Pubblica Istruzione gli ha promesso per l’11 gennaio. Da supplente Fiscarelli insegna filosofia «nel più grande liceo artistico della Toscana, il Porta Romana di Sesto Fiorentino. Ho sei classi e 150 ragazzi. La mia è una materia che suscita empatia e gli studenti mi conoscono. Si preoccupano e mi chiedono: prof, ma ha ricevuto lo stipendio? E io continuo a ripetere di no. Ho ricevuto solo la tredicesima:700 euro», dice oggi a La Stampa.
Quanto guadagna
Quanto guadagna un prof precario come lui? «Attualmente ho un part-time, quindi sono 1.200-1.300 euro al mese. In passato sono arrivato a prenderne fino a 2.800. Capisce che è difficile organizzarsi anche a medio termine, quando non si sa su quanto denaro poter contare? Parliamo di contratti che durano tre mesi. È il quarto anno che vado avanti così e non resta che sperare nel rinnovo. Ma è tutto il sistema del precariato nell’insegnamento che è sbagliato. L’algoritmo che assegna le posizioni, per esempio, dà i numeri. Le faccio un esempio: io risulto supplente per una cattedra assegnata a me stesso, fino all’agosto scorso. Insomma, come se fossi stato supplente di me stesso».
Emigrante
Fiscarelli è venuto a vivere a Firenze con la moglie e il figlio piccolo da Foggia. «Ma ora siamo davanti alla prospettiva di dover tornare a casa», dice a Filippo Fiorini. «Martedì abbiamo venduto la macchina di mia moglie. A Firenze paghiamo 830 euro d’affitto e 350 per l’asilo del bambino. Abbiamo 1.350euro di debiti. Una situazione penosa». Adesso spera che governo e ministro dell’Istruzione «si facciano avanti in qualche modo per dire che cosa intendono fare con noi docenti precari. Vorrei che dicessero che per l’anno prossimo la questione degli stipendi arretrati e dell’algoritmo sarà risolta. Chiedo apertamente l’abolizione di questo algoritmo o almeno un perfezionamento che arrivi in qualche modo a seguire i criteri della democrazia».
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