Dall’assalto in moto ai rapimenti: cosa c’è nel dossier degli 007 israeliani del 2022 sul piano d’attacco di Hamas
Gli 007 israeliani conoscevano da un anno e «con dovizia di dettagli» il piano di Hamas del 7 ottobre scorso. Dopo l’indagine del New York Times di inizio dicembre, ora anche il programma d’inchiesta giornalistica Uvdà (Il fatto) della televisione di Tel Aviv Canale 12 lo conferma. L’emittente è riuscita a ottenere una copia del documento top secret dell’intelligence militare israeliana, redatto e distribuito ai vertici nell’autunno del 2022 dal titolo «La minaccia di una incursione di Hamas dalla Striscia». La dinamica dell’attacco sferrato dal partito-milizia è descritta, all’interno del report di 27 pagine, con grafici ritraenti la disposizione esatta delle varie unità di Ezzedin al-Qassam, il braccio militare di Hamas. Quest’ultime, riporta il documento, avrebbero addestrato un’unità di élite chiamata Nukhba, formata da circa 2.400 uomini scelti dopo un’attenta selezione. E gli autori delle carte sarebbero stati a conoscenza degli obiettivi di Hamas, ovvero distruggere i reticolati e la muraglia di confine e mandare all’attacco i suoi uomini a bordo di motociclette e pick-up. Una volta attraversato il confine, spiegano ancora le carte, sarebbero bastati pochi minuti per raggiungere i kibbutz vicini, fare strage di soldati e civili e catturare ostaggi (vivi o morti). Ma non solo: gli 007 israeliani sono inoltre stati avvertiti del fatto che l’attacco sarebbe avvenuto dopo un periodo di quiete prolungato tra le fazioni e in un momento in cui la barriera difensiva, sguarnita anche a seguito della decisione del premier Netanyahu di concentrare i militari in Cisgiordania, sarebbe stata di facile attraversamento. Non è chiaro, come non lo era nell’inchiesta del Nyt, per quale motivo l’intelligence non abbia preso quel testo nella dovuta considerazione. L’ipotesi, dunque, dell’emittente israeliana, è che dietro al fallimento dell’intelligence d’Israele quel sabato 7 ottobre, ci sia un fondo di arroganza. Anche perché l’elefante nella stanza c’era, ma era troppo grande per essere vero.
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