Il regista Ponti e l’ultimo ricordo di Gianluca Vialli: «Aveva organizzato un’ultima cena, a un certo punto senza dire nulla se ne andò»
Il regista Marco Ponti ha girato con Gianluca Vialli il documentario La bella stagione, che ha raccontato lo scudetto della Sampdoria. Quel materiale è diventato anche un libro: Le cose importanti. E oggi ricorda il campione in un’intervista a la Repubblica: «Qualunque momento vissuto con lui, lo associo sempre alla gioia. La gioia di fare bene una cosa. La gioia della curiosità: Luca voleva sapere tutto di un film, la tecnica, la produzione, la scrittura. Quella dello stare insieme in quelle cene con i compagni della Samp. Quella di Vialli e Mancini. La gioia negli occhi di Luca quando ci presentavamo noi del circo, con la nostra baraonda».
La malattia
Ponti ricorda che Vialli era già molto malato per il tumore al pancreas. Ma durante le riprese non era «mai stanco, mai distratto. Mai rapito da altri pensieri, e dire che ne aveva, e quanti. Invece, nella post produzione peggiorò, stava molto male. Però il film lo presentammo ugualmente insieme, a Torino e a Genova, un mese prima che Vialli morisse». Soprattutto, ricorda l’ultima cena che Vialli ha organizzato per salutare gli amici: «Luca aveva organizzato tutto per il compleanno di Mancini: il locale, la torta, il karaoke, i poster. C’erano gli amici, e lui voleva che ogni cosa fosse perfetta. Era stanchissimo. A un certo punto, senza dire nulla a nessuno, se ne andò. Ci scrisse un messaggio su WhatsApp: “Vi divertivate così tanto che non ho voluto disturbarvi”. Scrisse anche se se ne andava a casa, e poi a Londra. Era di domenica sera. Il lunedì rientrò in Inghilterra, il mercoledì lo ricoverarono in ospedale, dove morì».
L’ultima sera senza addio
Quella è stata l’ultima sera, ma senza arrivare a un addio: «Luca fu bravissimo ad evitarlo, aveva simili delicatezze. Ha costruito un addio senza dirci addio. Però Roberto si accorse che Luca se ne stava andando dal ristorante e fece in tempo a uscire per salutarlo». E poi lo raggiunse a Londra. Ponti dice che non aveva capito che fosse un addio: «Luca ci aveva abituati ai colpi di coda. Tutti eravamo convinti che si sarebbe ripreso anche stavolta. Quando Roberto tornò in sala, partimmo col karaoke. Si cantò Lettera da Amsterdam, inno non ufficiale della Samp, struggente. Eravamo felici». Luca era «Una persona molto sensibile e arguta, con il dono di tenere insieme gli altri. Un maestro nel costruire relazioni forti. Io non avevo mai conosciuto i giocatori di quella Sampdoria, e grazie a Luca siamo diventati amici veri, ci sentiamo spesso, a volte andiamo pure alla partita insieme».
Un momento da non dimenticare
Infine, nel colloquio con Maurizio Crosetti, Ponti ricorda un momento delle riprese indimenticabile: ««Cercavamo l’inquadratura finale, e io volevo che ci fossero Luca e Roberto. Alla fine, decisi che il luogo perfetto era il molo di Quinto, verso le cinque e mezza del pomeriggio. Era il 2022, era febbraio e faceva freddo. Già nella prima inquadratura, al tramonto, Vialli scoppia a ridere e Mancini lo abbraccia. In quel momento ho pensato al privilegio che avevo ad essere lì, di fronte a quell’invincibile amicizia, a quella forza e a quella tenerezza».
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