L’annuncio di Israele dopo 3 mesi di guerra: «Hamas smantellata nel nord di Gaza». Usa e Ue in pressing per evitare il secondo fronte col Libano
A tre mesi dall’inizio della guerra, con l’assalto di Hamas al sud di Israele, poi i raid e l’invasione di terra della Striscia di Gaza, l’esercito israeliano ha annunciato di aver completato «lo smantellamento delle capacità militari» di Hamas nel nord della Striscia. Vi sono ancora alcuni miliziani in azione nella zona, ma operano ormai «solo sporadicamente e senza comandanti», ha fatto sapere il portavoce dell’Idf Daniel Hagari, sottolineando che ora le forze dello Stato ebraico proseguiranno negli sforzi per ottenere lo stesso obiettivo finale nel centro e sud della Striscia. Nelle scorse ore Israele ha anche annunciato di aver ucciso in un raid aereo su Gaza il comandante del battaglione Nueseirat di Hamas, Ismail Siraj, e il suo vice, Ahmed Wahaba. Il battaglione Nuseirat, operativo nella parte centrale della Striscia, è considerato responsabile del massacro del 7 ottobre nel kibbutz di Be’eri, quello più funestato nel “sabato nero” di Israele (oltre 80 morti), e di altri villaggi della zona. Siraj, secondo l’Idf e lo Shin Bet, si occupava personalmente anche della costruzione dei razzi da lanciare contro lo Stato ebraico.
January 6, 2024
Vittime e aiuti nella Striscia
A rimanere vittima nei bombardamenti aerei di sabato 6 gennaio sarebbe stato però anche Hani Al-Masdar, ex calciatore e ct della nazionale olimpica palestinese. «È stato colpito dalle schegge di un missile sganciato da un aereo d’occupazione vicino alla sua casa nel villaggio nel Governatorato Centrale della Striscia di Gaza», ha scritto in una nota la federcalcio palestinese nel dar conto della notizia e del dolore di tutta la comunità sportiva palestinese, a pochi mesi dai Giochi olimpici di Parigi 2024. Secondo la federazione «dal 7 ottobre in Palestina sono stati uccisi circa 88 tra giocatori e giocatrici di vari sport di squadra e atleti individuali, di cui 67 nel calcio, oltre a 24 dirigenti e tecnici». Nel complesso, secondo il ministero della Sanità palestinese, sotto l’amministrazione di Hamas, le operazioni militari israeliane nella Striscia di Gaza hanno causato dall’inizio della guerra la morte di 22.722 persone. L’ultimo aggiornamento del conteggio include 122 persone uccise nelle ultime 24 ore. Non si ferma però la consegna di aiuti umanitari. «L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e le Nazioni Unite hanno effettuato una nuova consegna di forniture mediche nel sud di Gaza», ha affermato il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, secondo quanto riportato ancora dal Guardian. La spedizione comprendeva otto frigoriferi, otto pannelli solari e kit igienici per il parto per assistere 66 nascite, nonché medicinali e forniture necessarie per interventi chirurgici. Le forniture sono state inviate presso una struttura di stoccaggio dei farmaci gestita dal ministero della Salute palestinese, sotto l’amministrazione di Hamas, a Khan Younis. Da lì, saranno distribuite agli ospedali della regione. Ghebreyesus ha sottolineato che queste forniture rappresentano un «barlume di speranza» per la popolazione del sud di Gaza, ma ha anche evidenziato che rappresentano solo una piccola parte di ciò che sarebbe necessario per affrontare la situazione sanitaria nella regione.
Confine bollente Israele-Libano
La situazione al confine tra Israele e Libano, al contempo, è sempre più preoccupante. Dopo un lancio di circa 40 razzi da parte delle forze di Hezbollah verso il nord di Israele questa mattina, l’esercito israeliano ha condotto una serie di attacchi nel sud del Libano. Secondo quanto riportato dal Guardian, gli obiettivi degli attacchi comprendevano siti gestiti da Hezbollah nelle aree di Aita al-Sha’ab, Yaron e Ramya, tra cui un sito di lancio e edifici militari. Il governo israeliano continua a minacciare di risolvere la questione militarmente se non cesserà il lancio di razzi da parte di Hezbollah. Uno scenario, quello della possibile apertura di un secondo fronte di guerra nella regione, contro cui si muove in queste ore la diplomazia. «Vogliamo evitare che si allarghi il conflitto e stiamo facendo in modo che non ci sia un’escalation tra Israele e il Libano», ha detto il segretario di Stato Usa Antony Blinken dopo aver incontrato a Istanbul il presidente turco Recep Tayyip Erdogan. «Stiamo esaminando le vie diplomatiche per cercare di dissipare queste tensioni, e parleremo con tutte le parti possibili, come facciamo dall’inizio della crisi», ha aggiunto il “ministro degli Esteri” di Joe Biden, anche per stoppare le critiche sul suo faccia a faccia col leader che ha equiparato le azioni di Israele a Gaza a quelle dei nazisti.
Le missioni di Blinken e Borrell
Durante l’incontro, comunque Blinken-Erdogan, si sarebbe parlato anche dello scenario di guerra tra Russia e Ucraina e dell’ingresso della Svezia nella Nato. Blinken è poi volato in Grecia per incontrare il premier Mitostakis, e nei prossimi giorni proseguirà la sua missione visitando anche Israele e la Cisgiordania. Anche l’Alto rappresentante per la politica estera dell’Unione Europea, Josep Borrell, è nella regione e ha voluto sottolineare l’importanza di evitare un’escalation regionale in Medio Oriente e di preservare la stabilità del Libano. Durante una conferenza stampa a Beirut insieme al ministro degli Esteri libanese Abdallah Bouhabib, Borrell ha espresso preoccupazione riguardo agli attacchi avvenuti tra Israele e il Libano: «È imperativo evitare un’escalation regionale in Medio Oriente. È assolutamente necessario evitare che il Libano venga trascinato in un conflitto regionale», ha detto. Aggiungendo: «L’unica strada per la costruzione della pace nell’area è la creazione di uno stato palestinese».