“Steamboat Willie” non ha più copyright: Topolino è davvero di tutti?
Il 1° gennaio 2024 Steamboat Willie, uno dei primi cortometraggi di Walt Disney che vede come protagonista Mickey e Minnie Mouse, è entrato nel pubblico dominio: è cioè scaduto il copyright statunitense. Il corto è stato il primo grande successo di Disney, anche grazie al suono sincronizzato ai disegni e alle scene rappresentate, ed è stato il primo passo verso la consacrazione del personaggio di Mickey Mouse nei film di animazione. L’importanza dell’evento, rilanciato sui quotidiani di tutto il mondo (Open ne ha già parlato qui), ci consente di affrontare il tema della caduta in pubblico dominio delle opere protette da copyright, e delle conseguenze pratiche per i titolari dei diritti e per i terzi.
Come funziona il copyright
Il copyright è un diritto esclusivo concesso all’autore per compensarlo dello sforzo creativo legato alla creazione dell’opera dell’ingegno (un film, un testo musicale o letterario, un disegno, una musica), in modo da consentire a lui e ai suoi eredi di vivere adeguatamente per il tempo dell’esclusiva con i proventi dello sfruttamento dell’opera, creando incentivi alla creazione di nuove opere. In Europa la durata del diritto è legata alla vita dell’autore (oggi, 70 anni dopo la morte), mentre per le opere anonime e pseudonime è di 70 anni dalla pubblicazione. Negli Stati Uniti vige oggi – per le opere pubblicate dopo il 1 gennaio 1978 – la medesima regola, ma nel passato la durata del copyright, che in quel Paese era soggetto a formalità di registrazione, dipendeva dalla data di pubblicazione.
La battaglia per proteggere Topolino
Per evitare la caduta in pubblico dominio (con conseguente perdita dell’esclusiva) di opere quali fra l’altro Steamboat Willie, il legislatore americano ha nel tempo in diverse occasioni prorogato la durata del copyright: si pensi che fino all’inizio degli anni 60 il periodo di protezione era soltanto di 14 anni dalla pubblicazione rinnovabile per il medesimo periodo una sola volta, poi è stato reso di 28 anni dalla pubblicazione rinnovabile una sola volta per altri 28 anni, poi, infine, di 28 anni rinnovabile per 47 anni (per un totale complessivo di 75 anni dalla pubblicazione). In ordine di tempo l’ultima modifica sulla durata del copyright negli Stati Uniti è quella del cosiddetto Mickey Mouse Protection Act, (perché “ispirato” dalla Disney, preoccupata della caduta in pubblico dominio soprattutto di opere aventi come protagonista Topolino) che ha esteso di ulteriori 20 anni la durata del copyright per le opere pubblicate prima del primo gennaio 1978 (quindi 28 + 67, 95). Ciò ha determinato la fine del copyright di Disney sull’opera Steamboat Willie, pubblicata nel 1928, a partire dal primo gennaio di quest’anno.
Cosa succede ora
Cosa succede quando finisce il diritto d’autore su un’opera? L’effetto principale è la c.d. “caduta in pubblico dominio” dell’opera, cioè la perdita del diritto esclusivo per il titolare dei diritti originario (per le opere audiovisive tipicamente il produttore, quindi nel nostro caso Disney): allo scadere dei termini previsti per i diritti d’autore, l’opera tutelata entra nel pubblico dominio e – in linea teorica – può essere condivisa, rappresentata, riutilizzata, riproposta o campionata da chiunque senza alcuna autorizzazione o pagamento ai titolari dei diritti. Tutto questo, come vedremo, in linea teorica. Ad entrare in pubblico dominio è infatti l’opera in quanto tale (nel nostro caso Steamboat Willie), che può quindi essere riprodotta in qualsiasi forma anche digitale, comunicata (ad un pubblico assente) o rappresentata (ad un pubblico presente), tradotta in altra lingua, riadattata da tutti senza dovere chiedere autorizzazione e senza dovere pagare nulla all’originario titolare dei diritti. Ciò non vale però per i singoli elementi dell’opera (per esempio: i personaggi che dell’opera fanno parte). Si consideri che, dopo Steamboat Willie, il Topolino prima maniera è stato protagonista di diversi film e cortometraggi che sono ancora protetti da copyright negli Stati Uniti (e nel resto del mondo).
Topolino è un marchio?
C’è poi la questione del marchio d’impresa. Topolino, sia nella versione originaria che nelle versioni più attuali, è registrato come marchio dalla Disney. Il marchio è un segno distintivo che consente di identificare beni e servizi prodotti da un’impresa rispetto a quelli dei concorrenti, attribuendo al suo titolare un diritto esclusivo potenzialmente perpetuo, che per i marchi notori è esteso a qualsiasi bene e servizio anche non affine. E’ dunque evidente che se il personaggio di fantasia protagonista di un’opera caduta in pubblico dominio (Topolino) è stato registrato come marchio per determinati beni e servizi, il titolare della registrazione (il titolare dei diritti d’autore originario, Disney) potrà opporsi all’utilizzo del personaggio nell’ambito di attività commerciali. Inoltre, anche in mancanza di registrazione non è consentito ai terzi di utilizzare in ambito pubblicitario o di registrare come marchio un personaggio famoso, soprattutto in un caso come quello di Topolino, che è Disney tanto quanto la Disney è Topolino: per esempio, in un contenzioso risolto dal Tribunale di Milano con sentenza del 4 luglio 2013 è stato dichiarata nulla la registrazione dei marchi Popeye, Braccio di Ferro e Olivia per la classe 12 (veicoli) effettuata da parte di un soggetto non avente diritto (un produttore di biciclette), e questo nonostante la caduta in pubblico dominio delle prime storie aventi ad oggetti i relativi personaggi.
Insomma Mickey è libero?
Alla luce di quanto sopra si possono trarre le seguenti conclusioni. Le rappresentazioni più moderne e conosciute di Topolino, con occhi “pupillati” più espressivi rispetto al Topolino delle origini e con gli iconici pantaloncini rossi con bottoni bianchi, godono sicuramente ancora della protezione del diritto d’autore, negli Stati Uniti come in Europa (e in Italia). Come annunciato da Disney, notoriamente molto attenta alla tutela dei propri diritti d’autore, le versioni più recenti di Topolino ancora soggette a copyright continueranno ad essere tutelate rispetto ad ogni tentativo di appropriazione, anche nell’interesse di proteggere i consumatori dall’eventuale confusione che si potrebbe generare per effetto di utilizzi non autorizzati del celebre personaggio Disney. Peraltro, anche il Mickey Mouse originario di Steamboat Willie (capitano di barca, raffigurato in bianco e nero, con un naso appuntito, una coda lunga e senza pupille e voce) non potrà essere liberamente riprodotto da terzi. Infatti, qualsiasi utilizzo della versione originaria del topo più conosciuto al mondo dovrà rispettare il copyright sulle altre opere dell’ingegno diverse da Steamboat Willie in cui Mickey Mouse compare con quelle caratteristiche, nonché le registrazioni dei marchi raffiguranti varie versioni di Topolino e del nome Mickey Mouse, di cui è titolare Disney.
Quindi, in sintesi, la risposta alla domanda iniziale se Topolino sia davvero di tutti è che no! Non è così: i diritti su Topolino, sia nella versione originaria di “Steamboat Willie” che in quelle successive, sono saldamente nella mani di Disney. Al di là di queste considerazioni “legali”, tuttavia, l’effetto “pratico” della notizia della caduta in pubblico dominio di Topolino è che, a poche ore dall’inizio del nuovo anno, il Mickey Mouse di Steamboat Willie è diventato il soggetto di NFTs, di vari filmati modificati, anche a contenuto violento, e che è stato pubblicato il remix dubstep del suo fischiettio nel corto. Sempre il primo gennaio 2024 è stato lanciato il trailer di Mickey’s Mouse Trap, un film horror in cui un killer con una maschera di Topolino dalle fattezze simili a Steamboat Willie attacca le proprie vittime in un parco divertimenti. Anche Nightmare Forge, sviluppatore di videogiochi, ha rilasciato il trailer di Infestation 88, un videogame horror in cui una versione spaventosa e angosciante del Mickey Mouse di Steamboat Willie insegue il giocatore in un magazzino. In questo caso, all’inizio del video campeggia un disclaimer che informa che il gioco è ispirato a opere in pubblico dominio e che l’opera non è stata autorizzata, sponsorizzata o in alcun modo approvata dagli autori dell’opera originale. Il disclaimer precisa che i contenuti del gioco sono utilizzati in modo conforme alle linee guida sul pubblico dominio.
Le violazioni del diritto d’autore
Come detto, è probabile che, nonostante la caduta in pubblico dominio di Steamboat Willie, e nonostante i disclaimer di cui sopra, gli utilizzi non autorizzati di Mickey Mouse appena sopra menzionati violino i diritti di Disney sul personaggio, per cui è da immaginare che la reazione del colosso americano dell’intrattenimento non si farà attendere. Nel prossimo futuro non mancheranno certamente occasioni di nuovi contenziosi, soprattutto se si considerano gli innumerevoli contenuti che, a partire dai testi e dalle immagini di Steamboat Willie, potranno essere creati con sistemi di intelligenza artificiale generativa, ulteriore testimonianza del clash fra diritto d’autore e intelligenza artificiale, già dimostrato dal contenzioso avviato avanti alle Corti Federali di New York dal New York Times contro OpenAI per l’utilizzo di contenuti protetti (articoli del New York Times) nel training di Chat GPT: ma di questo vi diremo prossimamente…