Venezia, il testimone che ha allertato il 112: «Ha chiuso sua figlia fuori dalla finestra e ho chiamato i carabinieri, poi l’ha buttata giù»
Un orrore impossibile da immaginare, quello a cui ha assistito Cesare Sera nella giornata di ieri, 5 gennaio, quando un uomo ha gettato sua figlia di cinque anni dal terrazzo del primo piano di una casa a Cinto Caomaggiore, in provincia di Venezia. «L’ha buttata di sotto! L’ha buttata di sotto!»: le urla udite continuano a risuonare nella mente di Sera. Che, a margine di una notte insonne, ha raccontato la sua dolorosa esperienza al Corriere: «Io correvo per le scale e avevo appena chiamato i carabinieri. Erano le 22.40 circa, quando il papà della piccola ha iniziato a gridare, era fuori di sé. Diceva cose senza senso, tipo: adesso chiudo gli occhi e moriamo tutti. Secondo me parlava al telefono con la moglie o ex moglie, non lo so. Ho visto che a un certo punto è stata chiusa la bambina fuori dal terrazzino e lei ha iniziato a piangere e a battere forte i pugni contro il vetro della finestra, perché voleva rientrare. A quel punto ho preso il cellulare e ho chiamato il 112». Sera non ha assistito direttamente alla scena del lancio: «Mentre scendevo le scale per andare lì il papà ha preso la piccola e l’ha lasciata cadere nel vuoto. Ho sentito l’altro vicino che urlava: l’ha buttata! Sono corso giù, ho fatto il giro e intanto un ragazzino era corso verso la bambina per aiutarla. Saremo stati in tre o quattro e poi sono usciti tutti. La bimba l’ha presa in braccio la signora di sotto e le ha chiesto: ti ricordi di me? Ricordi che ogni tanto vengo a trovarti? La piccola l’ha riconosciuta». La bambina è viva, ma ha riportato diverse ferite alla testa, e c’è una prognosi di 30 giorni.
«Nessuno ha fatto nulla»
«Alcuni ragazzi avevano scavalcato il muretto per andare dalla piccola, caduta sull’erba nel giardino dell’abitazione – ha raccontato ancora Sera -. L’hanno presa in braccio, era cosciente, continuava a piangere fortissimo. L’hanno affidata a me e io poi l’ho messa nelle braccia della signora del piano di sotto, che cercava di tranquillizzarla». La piccola era sanguinante e sotto choc: «Balbettava. Aveva i capelli pieni di sangue. Un po’ alla volta ha detto il suo nome e bene o male si è tranquillizzata». L’uomo invece, che abita nella palazzina vicina a quella di Sera, aveva provato a suicidarsi ma sarebbe rimasto illeso, e avrebbe provato a scappare. Adesso è in arresto. Resta la rabbia: «Quello che mi fa infuriare è che nessuno abbia chiamato prima, perché anche la notte precedente, verso le 4, io avevo sentito urlare il padre e nessuno se ne è accorto, in una palazzina di dieci appartamenti». E ancora: «Mi sono affacciato e lui aveva completamente perso il controllo, gridava. Gli ho chiesto: cosa c’è? E lui ha iniziato a insultarmi. Poi ha smesso. Ma la sera dopo ha ricominciato, così ho chiamato i carabinieri».
«Non era una famiglia fragile»
«Mi fa star male – ha aggiunto Sera – che gli inquilini della palazzina teatro della vicenda abbiano lasciato correre, senza preoccuparsi. Non è possibile, con tutto quello che si sente in giro, non chiamare nessuno. Dicono che hanno provato a suonargli il campanello ma non è bastato», ha aggiunto Sera. Anche il sindaco di Cinto Caomaggiore, Gianluca Falcomer, ha commentato la vicenda, specificando che non si trattava di una famiglia «fragile», e che «non ha mai avuto a che fare con i nostri servizi sociali». L’uomo, dice il sindaco, non aveva avuto attacchi violenti prima delle ultime drammatiche ore.
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