Diritto allo studio, il piano per le borse di studio con criteri nazionali e fondi raddoppiati
Un premio agli studenti più meritevoli con basso reddito, dalla terza media all’Università: questo è ciò a cui starebbe lavorando il governo Meloni, secondo Il Messaggero. Un imponente piano di borse di studio, definito «imponente» dalla premier Giorgia Meloni. Finanziamenti dallo Stato, mentre allo stato attuale il sostegno agli studenti fino al diploma viene regolato da Regioni e Comuni, in base alle loro disponibilità. E consiste in borse di studio legate al reddito, ma anche buoni libri, per il trasporto scolastico e per i più piccoli i servizi di pre e post scuola. La criticità è proprio questa dipendenza dalle casse degli enti locali, a causa delle maggiori criticità di alcune Regioni: spostare il piano a livello nazionale permetterebbe di appianare le differenze, con opportunità uguali per tutti ed eventuali servizi locali aggiuntivi.
Parità e ascolto degli universitari
Un modo per combattere diversi problemi tipici del Belpaese, come la dispersione scolastica (in Italia e il 12% della popolazione tra 18 e 24 anni ha raggiunto al massimo la terza media, ma la percentuale è generalmente più alta nel Mezzogiorno, con picchi del 21% in Sicilia). Ed un modo anche per dimostrare buona volontà nell’accogliere le richieste degli studenti universitari, protagonisti nell’ultimo anno di accese proteste per la mancanza di alloggi destinati ai fuori sede, e per le criticità legate ai cosiddetti idonei: ovvero studenti teoricamente meritevoli di borsa, ma che non riescono a riceverla per la mancanza di fondi. Un paradosso che si sta già provando a correggere: «Nel 2023 – ha spiegato la ministra all’università e ricerca Anna Maria Bernini – abbiamo stanziato 17 milioni di euro per eliminare l’odiosa figura degli idonei non beneficiari di borsa di studio coprendo, per la prima volta, tutti gli aventi diritto».
«Un impegno che si intende rafforzare»
Provenienti per circa 7,5 milioni dal ministero dell’economia, e per 10 milioni da risorse recuperate dal ministero dell’università e della ricerca da finanziamenti del Pnrr. Lo scorso anno è aumentato anche il valore delle singole borse, con risorse raddoppiate che hanno raggiunto i 36 milioni. «Si tratta di un impegno molto importante – ha piegato Bernini – che valorizza il diritto allo studio nel nostro Paese e che ora il presidente del Consiglio intende ulteriormente rafforzare. Il nostro obiettivo è quello di fornire alle studentesse e agli studenti i mezzi più idonei per coltivare il proprio talento. È uno sforzo che deve vedere tutti coinvolti, dal governo alle Regioni cui spetta un ruolo fondamentale sul diritto allo studio».
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