Chiara Ferragni, non solo l’indagine: Lucarelli e l’altra beneficenza “sospetta”, dai biscotti all’incubatrice
L’influencer Chiara Ferragni è indagata a Milano per truffa in relazione all’inchiesta sul pandoro Balocco e la beneficenza. Ma oltre alle uova di Pasqua, ci sono altri casi in cui l’imprenditrice sembra aver confuso operazioni di marketing e benefiche. Che potrebbero togliere il velo su quello che sembra più un sistema collaudato che un «errore di comunicazione». Il primo è quello della bambola Trudi. Gli altri, dice oggi Selvaggia Lucarelli sul Fatto Quotidiano, riguardano i biscotti Oreo e la linea brandizzata che risale al 2020. E poi una vendita di suoi vestiti usati su una piattaforma di compravendita chiamata Wallapop. Collegata all’intenzione di regalare un’incubatrice all’ospedale Buzzi di Milano. Dove era stata ricoverata nel 2021 sua figlia Vittoria per un virus.
La presunta truffa con Balocco
L’indagine della procura di Milano è partita nella seconda metà di dicembre. L’ipotesi di reato è aggravata. Per la truffa Ferragni rischia la reclusione da sei mesi a tre anni e da 51 a 1.032 euro di multa. L’aggravante attualmente contestata dal pubblico ministero, l’aggiunto Eugenio Fusco, è quella della minorata difesa. Significa che la procura ipotizza che gli autori del reato (con lei è indagata l’amministratrice delegata dell’azienda Alessandra Balocco) abbiano approfittato di «circostanze di tempo, di luogo o di persona, anche in riferimento all’età, tali da ostacolare la pubblica o privata difesa». L’aggravante è prevista quando i prodotti vengono venduti online. Perché la distanza tra il luogo del reato e quello in cui si trova l’acquirente è un elemento che pone l’autore della truffa in una posizione di forza rispetto alla vittima.
Gli altri casi di beneficenza sospetta
È bene precisare che le accuse dovranno ancora essere sottoposte al vaglio di un giudice e che siamo ai primi passi dell’indagine. L’imprenditrice avrà il tempo assicuratole dalla legge per fornire le sue spiegazioni. Ieri Ferragni ha detto di sentirsi «serena» e che nei suoi confronti sono uscite «notizie oggettivamente false». Il riferimento, forse, è alla storia del cachet di Sanremo, chiamata in causa insieme alla vicenda della bambola. Ieri l’associazione Di.Re. (Donne in Rete contro la violenza) ha confermato di aver ricevuto i 150 mila euro promessi da Ferragni tramite bonifico della TBS Crew srl in data 12 gennaio 2023. Uno degli altri casi di beneficenza sospetta sotto esame è quello della Trudi. Tbs ha dichiarato che i ricavi della vendita tramite e-commerce sono stati donati all’associazione Stomp Out Bullying, precisando che l’accordo riguardava esclusivamente le vendite online dirette.
La bambola Trudi
Ma, spiega il Fatto, il comunicato non chiarisce né il donatore né l’entità della donazione. Un’altra domanda che è lecito porsi è: quante erano le bambole destinate alla vendita sul sito di Ferragni? La bambola è andata esaurita in cinque ore. E mentre sul sito la comunicazione ricorda correttamente che si parla soltanto delle vendite tramite il negozio online di Ferragni, in un video proprio Ferragni dice che l’intero ricavato delle vendite andrà in beneficenza. Questo potrebbe essere un “errore di comunicazione” lieve rispetto ad altri.
I biscotti Oreo
Poi c’è la vicenda di Oreo. L’accordo per la linea di biscotti sponsorizzata risale al marzo 2020. L’operazione è accompagnata dall’hashtag #adv. Pochi giorni dopo la stessa Ferragni annuncia che devolverà il 100% dei ricavi di una vendita di vestiti usati a un’iniziativa contro Covid-19. Poi la collezione finisce negli scaffali dei supermercati con prezzi piuttosto alti. Ma nella foto promozionale di una collezione di abiti proprio per Oreo l’influencer ha anche i biscotti in mano. E quindi si tratta di un contenuto pubblicitario.
L’incubatrice
Infine, l’incubatrice. Dopo il ricovero di Vittoria all’ospedale Buzzi per un virus Ferragni pubblica una foto della bambina. E indossa i gioielli della sua linea. Quando arrivano le critiche di qualche follower, l’imprenditrice annuncia che devolverà i ricavi di una vendita di vestiti usati per regalare all’ospedale una nuova incubatrice. Ma la vendita si svolge su Wallapop, una piattaforma che la sponsorizza per pubblicare storie in cui racconta la beneficenza del macchinario. E infatti nei contenuto compare l’hashtag #adv.
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