Seymandi-Segre, la pace non basta: l’indagine sulla festa in collina prosegue d’ufficio
Non è bastato che Cristina Seymandi, imprenditrice ed ex collaboratrice di Chiara Appendino durante il suo mandato da sindaca, ritirasse l’articolata denuncia che aveva presentato contro l’ex compagno Massimo Segre per il famigerato monologo ala festa di annuncio delle nozze. La vicenda ha tenuto banco per settimane nel capoluogo piemontese, sia per la notorietà dei due protagonisti sia per le modalità con le quali si è svolta. Durante il brindisi, Segre ha gelato gli ospiti e promessa sposa annunciando la fine della relazione e l’annullamento delle nozze, alludendo a un presunto tradimento. Nelle settimane successive i due si sono attaccati a distanza, litigando anche su una somma di 700mila euro che sarebbe stata trasferita dal conto che avevano in comune. Poi la pace, o quasi, con la firma su un accordo che serviva a porre fine alla vicenda. Seymandi ha ritirato la denuncia, Segre ha desistito sul fronte civilistico. Ma la Procura di Torino non ha ancora chiuso l’indagine, riferisce il Corriere di Torino. I magistrati stanno ancora lavorando sul contenuto della denuncia presentata da Seymandi dalla quale potrebbero emerge delle ipotesi di reato procedibili d’ufficio. Non basta quindi che l’imprenditrice abbia ritirato le accuse. Tra le ipotesi c’è la violazione della privacy, che è perseguibile senza querela della persona danneggiata.
La violazione della privacy
«Ti regalo la libertà, ora vai dall’avvocato», diceva Segre davanti agli ospiti e immortalato in un video diventato virale. Proprio il testo letto dal banchiere durante la festa in collina è al centro del fascicolo aperto dalla Procura di Torino e che potrebbe profilare il reato di violazione della privacy. Prima di archiviare, i magistrati devono tenere conto delle diverse sentenze della Cassazione che delineano i rigidi paletti interpretativi del reato. Tra l’altro sul discorso alla festa sta indagando anche l’autorità garante per la protezione dei dati personali, la cui istruttoria si concentra sulle modalità di diffusione del video finito in rete.