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Quattro miliardi di sussidi statali per produrre batterie e pannelli made in Europe: c’è il via libera della Commissione

09 Gennaio 2024 - 14:41 Gianluca Brambilla
I due maxi progetti approvati ieri riguardano Francia e Germania. Semaforo verde anche a 17,7 miliardi per un sistema di stoccaggio dell'energia in Italia

Il futuro della transizione ecologica si gioca (anche) a colpi di sussidi. Lo scorso anno, la Commissione Europea ha allentato le maglie dei rigidi protocolli sugli aiuti di Stato destinati a progetti per tecnologie a impatto zero. Una strategia nata per scongiurare la fuga delle cosiddette aziende clean tech negli Stati Uniti e che proprio nei giorni scorsi ha iniziato a dare i primi risultati. Ieri, lunedì 8 gennaio, Bruxelles ha dato il via libera a due maxi progetti. Il primo riguarda un aiuto di 2,9 miliardi di euro stanziati dal governo francese per supportare la produzione di batterie, pannelli solari, turbine eoliche e pompe di calore. Il secondo si riferisce invece a un finanziamento di 902 milioni di euro concessi dal governo tedesco all’azienda Northvolt per la costruzione di una gigafactory a Heide, in Germania. Si tratta del primo caso di matching aid, in cui uno Stato europeo pareggia i sussidi offerti da un Paese straniero per convincere l’azienda a rimanere all’interno dei confini dell’Ue. «Senza questo aiuto, Northvolt avrebbe costruito il proprio impianto negli Stati Uniti, dove avrebbe ricevuto aiuto dall’Inflation Reduction Act», ha spiegato la vice presidente della Commissione Margrethe Vestager.

Come funzionano le nuove regole europee

I due aiuti di Stato che hanno ricevuto luce verde da Bruxelles sono stati approvati nell’ambito delle nuove regole sugli aiuti di Stato introdotte con il Piano Industriale per il Green Deal. Si tratta, in buona sostanza, della strategia attraverso cui l’Unione Europea punta ad aumentare significativamente la produzione di tecnologie pulite. Come? Semplificando il quadro normativo, allargando le maglie dei controlli sui sussidi statali e facendo in modo che le migliaia di posti di lavoro creati da questi nuovi settori rimangano all’interno dei confini europei. A finanziare questi maxi progetti sono i governi nazionali. La differenza è che, rispetto al passato, gli aiuti di Stato non vengono più visti da Bruxelles come una distorsione della concorrenza ma come un contributo inevitabile – dello Stato membro e della Ue – per sostenere il settore. Attraverso questo meccanismo, infatti, un governo che vuole pianificare la costruzione di una fabbrica per la produzione di pannelli solari potrebbe, ad esempio, chiedere un prestito alla Banca Europea degli Investimenti (Bei) e poi utilizzare una parte dei fondi per sostenere le imprese che realizzano il progetto con aiuti di Stato.

Le tecnologie a emissioni zero

Tra le tecnologie che possono usufruire di queste nuove regole ci sono gli impianti fotovoltaici, quelli per la produzione di energia eolica, le batterie, le pompe di calore e non solo. Secondo le stime della Commissione Europea, entro il 2030 il mercato delle tecnologie a zero emissioni nette avrà un giro di affari mondiale di 600 miliardi all’anno. E Bruxelles vuole che quanti più investimenti possibili si facciano proprio dentro i confini Ue. «La produzione di tecnologie a impatto zero in Europa è di interesse strategico per l’economia e la società europee», ha riassunto Vestager. L’obiettivo, mai nascosto, è anche di evitare una fuga delle aziende europee all’estero. In particolare verso gli Stati Uniti di Joe Biden, che lo scorso anno hanno varato l’Inflation Reduction Act (Ira). Si tratta di un maxi pacchetto di misure che prevede, tra le altre cose, anche 369 miliardi di dollari destinati alle aziende che producono tecnologie green sul suolo americano.

17,7 miliardi anche in Italia

Gli aiuti di Stato di Francia e Germania non sono gli unici ad aver ricevuto l’ok della Commissione Europea. Poco prima di Natale, anche l’Italia ha avuto il via libera per un regime di 17,7 miliardi di euro. Una cifra che servirà per sostenere la costruzione di un sistema centralizzato di stoccaggio dell’energia elettrica. Gli impianti finanziati dal governo italiano avranno una capacità complessiva superiore a 9GW e vengono considerati fondamentali per integrare le fonti rinnovabili nel sistema elettrico italiano. Solare ed eolico sono considerate infatti fonti «intermittenti», nel senso che la loro produzione di energia è irregolare e soggetta a fattori esterni (il sole e il vento). I sistemi di accumulo consentono di immagazzinare l’elettricità in eccesso nei momenti di sovragenerazione e di utilizzarla nei momenti di scarsità, evitando così di lasciare che una parte dell’energia prodotta vada persa. «Quello adottato dall’Italia è un approccio innovativo, che potrà rappresentare un sicuro modello di riferimento anche a livello internazionale», ha esultato il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto dopo il via libera di Bruxelles. Lo stanziamento di 17 miliardi sarà spalmato nei prossimi dieci anni e i beneficiari saranno selezionati attraverso un apposito bando.

Foto di copertina: EPA/Stephanie Lecocq | La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, presenta il “Green Deal Industrial Plan” (Bruxelles, 1 febbraio 2023)

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