Urbano Cairo sindaco di Milano? La tentazione del patron Rcs: «Perché no». Giletti? «Non l’ho più sentito, ma gli voglio bene» – Il video
Urbano Cairo ha accarezzato l’idea di candidarsi a sindaco di Milano in passato. E non la escluderebbe per il futuro. Lo ha detto lo stesso patron di Rcs intervenendo oggi a Un Giorno da Pecora su Radio 1. Conversando coi conduttori Giorgio Lauro e Geppi Cucciari l’imprenditore si è lasciato andare a parecchie confessioni. Tra queste anche quelle più politiche. Nel 2015, alla vigilia delle elezioni amministrative che avrebbero incoronato Beppe Sala, Matteo Salvini sondò la sua disponibilità a candidarsi sindaco di Milano con il centrodestra, ha confermato Cairo. «Sarebbe stata una bellissima cosa, devo ammettere. Ma non era possibile perché io ero molto impegnato col mio lavoro, stavo pensando di prendere Rcs quindi poi a malincuore ho rinunciato». Ma se sul passato non si può tornare, il futuro è tutto da scrivere. A Cairo piacerebbe in futuro fare quel mestiere, lo incalzano i conduttori? «Non lo so, non ci ho pensato», risponde in primis diplomatico il presidente del Torino. Che poi però ammette: «Milano è la mia città, adoro Milano. Perché no». Ma in quale schieramento? In attesa (forse) di quel giorno, da cittadino ed elettore (ed editore), Cairo dice di essere «di centro» e di stimare in particolare dunque Matteo Renzi e Carlo Calenda. «Peccato che non vanno d’accordo…». Preferenza politica generale che non gli impedisce comunque di apprezzare come si sta muovendo da premier Giorgia Meloni: «Si sta impegnando molto, ha fatto delle buone cose in politica estera, ma ha davanti tanti problemi da risolvere, quindi non è facile», è il giudizio di Cairo. Secondo il quale però si può e si deve fare di più per spingere la ripresa del Paese:«Essendo in un momento difficile noi dobbiamo andare all’attacco in settori dove è possibile come il turismo: dovremmo raddoppiare il numero dei turisti che vengono in Italia».
La Rai, Mediaset e Chiara Ferragni
Il primo amore, comunque, non si scorda mai, e per Cairo questo è quello della televisione. L’occasione della chiacchierata radiofonica torna utile anche per fare il punto, tra il serio e il faceto, sullo stato del suo canale e di quelli concorrenti. La7 non è affatto “TeleKabul”, come qualcuno ha detto dopo l’arrivo di molti giornalisti orientati verso il centrosinistra, tiene a chiarire in primis Cairo. Quanto alla rottura dei mesi scorsi con Massimo Giletti, l’imprenditore si limita a dire: «Non l’ho più risentito, gli voglio bene, lui lo sa. Ora penso tornerà in Rai». E a proposito di Rai, chi ruberebbe Cairo alla tv pubblica, potendo scegliere? «Bruno Vespa è bravissimo, ma non lo chiamo perché lui è la Rai: come fai a spostare la terza camera del Paese a La7?». Un pensierino lo fa per la conduttrice di Chi l’ha visto, invece: «Mi moltissimo Federica Sciarelli, a La7 la cronaca nera non ha mai funzionato tanto, ma con lei sarebbe diverso. Io la butto lì…». E se non dovesse funzionare coi conduttori “veri”, Cairo scherza sui ruoli che affiderebbe in tv agli attuali leader politici. Che programma potrebbe fare Giorgia Meloni su La7? «Piazzapulita, a Schlein darei Propaganda Live, a Conte Una giornata particolare, e a Salvini La torre di Babele». Quanto a Mediaset, infine, Cairo smentisce la voce circolata su un suo interessamento all’acquisto. «No, Mediaset è una grande azienda del Paese ma mi tengo stretto La7 che adoro e che sta crescendo, il Prime time è cresciuto e stiamo facendo grandi passi in avanti». Infine un commento lapidario sulla vicenda che ha fatto discutere mezza Italia nelle ultime settimane, il caso Ferragni. «Il tema della beneficenza è delicato, io ricordo che a me dicevano sempre: “Falla e non dirlo”».
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