Il Papa non vuole i soldi di Leonardo mentre accetta i suoi droni. Le contraddizioni del Bambino Gesù che rischiava il Pandoro gate
Il no del Papa che ha costretto il Bambino Gesù a rifiutare una donazione da 1,5 milioni di euro dal gruppo Leonardo adesso mette a rischio anche la collaborazione da tempo esistente fra l’ospedale pediatrico e la società specializzata nella Difesa e controllata dallo Stato italiano. Al Papa non sarà piaciuto un dono da uno dei più grandi produttori di armi contro cui Francesco tuona sempre più spesso. Ma proprio una di queste produzioni, usata sia per scopi civili che militari, era al servizio dell’ospedale vaticano Bambino Gesù di Roma: una sorta di flotta di droni elettrici per altro gestiti operativamente dall’Aeronautica militare italiana per sostituire le ambulanze nel trasporto di prodotti biomedicali e fiale di sangue prelevate dai bambini lungo la rotta fra le sedi distaccate di Santa Marinella e Palidoro. Più di 30 km coperti in pochi minuti evitando gli intasamenti del traffico a terra.
(Il video di Leonardo sui droni usati per il Bambino Gesù)
Chiara Ferragni voleva dare al Bambino Gesù i soldi del famoso Pandoro
La donazione che scandalizzava il Vaticano sarebbe stata assai importante per il Bambino Gesù, e non era certo trascurabile visto che da sola valeva il 25% delle liberalità private che arrivano ogni anno all’ospedale dei bambini. Ma se c’era timore di polemiche e scandali nel ricevere fondi da un produttore di sistemi di armi, Papa Francesco può davvero mandare un ringraziamento a Balocco per avergli evitato il coinvolgimento in un’altra vicenda che sarebbe stata imbarazzante per il Vaticano. Dal carteggio allegato all’istruttoria dell’Antitrust sul famoso Pandoro-gate è emerso infatti che Chiara Ferragni voleva legare quella piccola beneficenza legate alle vendite del dolce natalizio da lei firmato proprio a una donazione per il Bambino Gesù di Roma. La Balocco però si è opposta con fermezza spiegando: «Ci siamo già impegnati con il Regina Margherita di Torino, non possiamo deluderli così». La donazione così non è mai nata e il Vaticano oggi può tirare un sospiro di sollievo.
Il nobile cda della Fondazione dell’ospedale vaticano
Forse meno allegro sarà il consiglio di amministrazione della Fondazione Bambino Gesù, la onlus che raccoglie le donazioni per l’omonimo ospedale. Presieduta da Tiziano Onesti, il professore di economia da qualche mese alla guida dell’ospedale vaticano, la fondazione è un concentrato della Roma bene. Ne fanno parte il presidente del Coni, Giovanni Malagò, Benedetta Geronzi figlia di Cesare , il banchiere per eccellenza della Prima Repubblica e moglie di Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi. Nel nuovo consiglio siedono anche Moroello Diaz della Vittoria Pallavicini, pronipote del Generale Armando Diaz (eroe della I° Guerra Mondiale) e figlio secondogenito del Duca Armando Diaz della Vittoria e della principessa Maria Camilla Pallavicini. C’è Maite Bulgari, moglie di Paolo, erede della celebre famiglia di gioiellieri oggi proprietaria anche di alberghi di lusso. Consigliere della fondazione anche Ernesto Fürstenberg Fassio, presidente di Banca Ifis e consigliere ed azionista (in rappresentanza del ramo famigliare dei Fürstenberg nella Giovanni Agnelli bv, holding di diritto olandese che controlla Exor. Ed è consigliere pure Sergio Marullo di Condojanni, nobile siciliano e oggi ceo gruppo Angelini avendo sposato Thea Paola, da un anno amministratrice di sostegno di papà Francesco, detto il “re della tachipirina” avendo fondato il gruppo farmaceutico che commercializza il popolarissimo antipiretico.
La gaffe sul segretario di Stato vaticano, chiamato “Pariolin”
Più che una fondazione vaticana sembra uno di quei salotti romani di un tempo dove si mischiavano nobili di antiche casate a ricchi borghesi che hanno in mano il potere dell’epoca. A Roma si dicono “pariolini”, perché grande concentrazione di nobili e ricchi borghesi è proprio nel quartiere Parioli. I diretti interessati lo sanno benissimo e qualcuno di loro sembra esserne condizionato. Tanto da avere storpiato sul sito della Fondazione Bambino Gesù proprio il nome del segretario di Stato Vaticano, Pietro Parolin, che ha formalmente nominato quel consiglio. «Il Cardinale Pariolin nomina i nuovi consiglieri», è il titolo della notizia, che sembra un gioco di parole più adatto a Dagospia che al web vaticano.
Quanti soldi dai privati, ma l’elenco delle aziende è scomparso
La Fondazione Bambino Gesù ha visto crescere ogni anno la raccolta fondi, che nel 2017 era di 1.975.000 euro e nel 2022 era arrivata a 8.436.000 euro. Quasi un milione di euro arriva dalla distribuzione del 5 per mille, mentre le erogazioni liberali iscritte nel bilancio 2022 ammontavano a 5.761.031 euro. Gran parte sono vincolate dai donatori alla ricerca scientifica, all’acquisto di apparati tecnologici o all’assistenza sanitaria vera e propria. Non risultano contributi pubblici, che invece esistono e arrivano direttamente all’ospedale vaticano vero e proprio da Invitalia, da Lazio Innova, dal ministero dell’Università e dal ministero delle Imprese e del made in Italy.
La Fondazione non inserisce nei suoi bilanci l’elenco dei donatori né piccoli né grandi. Come previsto dalla legge c’è una sezione del sito Internet in cui questo elenco dovrebbe essere presente. Si chiama «Le realtà che ci sostengono: Aziende, Fondazioni e Associazioni». Cliccando sopra però non si arriva all’elenco. Venerdì 12 gennaio si apriva invece una pagina dove campeggia una scritta cubitale: «OPS! SI È VERIFICATO UN ERRORE!», e si spiega: «la pagina che stai cercando non è stata trovata». Chissà che in quell’elenco non ci fosse Leonardo costringendo a mettere offline la pagina per il momento…
(in copertina Papa Francesco e Roberto Cingolani, ad Leonardo)
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