Dal 5 in condotta allo stop delle gite, la batosta agli studenti dopo l’occupazione: cosa succede al liceo Tasso di Roma
Non hanno intenzione i presidi dei licei di Roma di farla passare liscia agli studenti e alle studentesse che hanno occupato i licei. 5 in condotta, stop alle gite scolastiche e sospensioni fino a 10 giorni: sono queste le ripercussioni che i ragazzi del liceo Tasso nella Capitale ora si ritrovano a dover affrontare per aver dato vita il mese scorso a un’autogestione non autorizzata, in contemporanea ad altri 9 istituti della città. Al Tasso si sono autodenunciati 170 studenti per l’occupazione che chiedeva più investimenti all’istruzione, maggior attenzione al benessere psicologico degli alunni, giustizia per il popolo palestinese e per le donne vittime di violenza di genere e femminicidio. Per loro è quindi scattato nell’immediato l’iter del provvedimento disciplinare con una comunicazione ufficiale giunta direttamente alle famiglie.
La conta dei danni e la rabbia dei genitori: «Punizioni eccessive»
Alcuni genitori, ricevuta la comunicazione, sono saltati sulla sedia: non per il comportamento dei figli, bensì per le «punizioni eccessive» decise dai vertici d’istituto. E, fa sapere la Repubblica, non ci hanno pensato due volte a firmare una lettera di protesta. Servirà, però, a ben poco. La conta dei danni materiali non è indifferente: la vetrata del portone di ingresso e le serrature degli uffici sono state danneggiate, la cassaforte è stata manomessa, alcuni beni sono stati rubati e decine e decine di badge sono stati portati via. Senza contare le migliaia di euro che la scuola ha dovuto destinare alla sanificazione della struttura. Non solo. Il preside non ha intenzione di fare alcun passo indietro: l’occupazione non è lo strumento giusto per manifestare il proprio dissenso o sollecitare richieste. O almeno questo è quello che crede il dirigente del Tasso.
Il preside: «Non si protesta così». Ma i ragazzi non cedono
«I ragazzi rivendicano la libertà d’espressione e di opinione, nessuno gliela nega, ma ci sono forme democratiche in cui si esercita», ha infatti dichiarato in un’intervista al Corriere della Sera. Ci tiene, però, a sottolineare che «non si deve parlare di pena, ma di sanzione, la quale ha una funzione educativa. Lo sto spiegando anche agli studenti». Tra le indicazioni di alcuni docenti – proprio in ottica di agire in direzione educativa – c’è chi ha scelto di dare ai propri ragazzi un libro da leggere e un elaborato da redigere sullo stesso. Ma gli allievi iniziano a temere. Queste sanzioni incideranno sulla promozione o, addirittura, sulle future iscrizioni universitarie? Sono queste le domande che si stanno ponendo. Tuttavia, pare che non abbiano intenzione di cedere e rinnegare la scelta della protesta fatta.
Foto di copertina: Collettivo Politico Tasso