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Sven-Goran Eriksson: «Ho lo stesso tumore di Vialli. Il mio programma per il futuro è svegliarmi al mattino e stare bene»

12 Gennaio 2024 - 04:42 Redazione
sven-goran eriksson cancro pancreas gianluca vialli
sven-goran eriksson cancro pancreas gianluca vialli
L'allenatore: «Devo continuare a vivere finché posso»

«Devo continuare a vivere finché posso»: così Sven-Goran Eriksson risponde a Hoara Borselli che su Libero gli chiede il suo stato d’animo. L’allenatore, 75 anni, ha rivelato di avere un cancro allo stadio terminale e che gli resta più o meno un anno di vita. Eriksson rivela di avere la stessa patologia di Gianluca Vialli, che è morto per un tumore al pancreas. E il suo primo programma futuro è quello di «svegliarmi tutte le mattine per tanto tempo. E stare bene». Ringrazia tutti quelli che si sono stretti attorno a lui dopo l’annuncio della malattia: «Do appuntamento a tutti in un grande campo di calcio, prima o poi». E a chi sta vivendo la sua stessa malattia dice: «Forza! Non perdete la fiducia, continuate a lottare cercando di vivere il più a lungo possibile».

«Sto bene»

Eriksson dice che attualmente sta vivendo in condizioni «abbastanza normali. Se mi chiede come sto rispondo: “Sto bene”. Voglio vivere cercando di non pensare troppo alla malattia». Il mister che in Italia ha allenato Roma, Fiorentina, Sampdoria e Lazio ed è stato commissario tecnico dell’Inghilterra dice di non aver chiesto ai medici quanto tempo gli resta da vivere: «Non mi hanno detto un mese o sei mesi o un anno. L’unica cosa certa è che ho un cancro che non si può operare. Quello che possiamo fare è cercare di rallentare la sua evoluzione con le medicine ed evitare che cresca velocemente». Dice che una volta scoperta la malattia gli restavano due vie: «Stare chiuso in casa a piangere o continuare a vivere». Ha scelto la seconda. Dice di aver già parlato con i suoi figli. E che continuerà a combattere fino alla fine.

La carriera

Lo svedese che ha portato l’IFK Goteborg al successo in Coppa Uefa dice di aver avuto tre grandi successi nella vita: lo scudetto con la Lazio, la vittoria con la squadra del suo stato e l’esperienza come mister dell’Inghilterra. «Non abbiamo vinto nulla, ma è stata una grandissima esperienza poterla allenare». Del Goteborg ricorda che i suoi calciatori non erano professionisti ed erano pagati poco o niente: «E invece abbiamo battuto le più grandi squadre d’Europa». Ora, spiega, il calcio è cambiato con gli investimenti della Cina e dell’Arabia Saudita. Il presidente che ha nel cuore è Sergio Cragnotti, mentre i più grandi di tutti i tempi secondo lui sono Pelé, Maradona e Messi. Il suo più grande rammarico invece è la sconfitta della Roma contro il Lecce che gli fece perdere lo scudetto del 1986.

I maestri e le eccellenze

Il suo maestro, dice, è stato Tord Grip, suo storico “secondo” nelle esperienze italiane. Mentre oggi il migliore è Pep Guardiola perché i risultati del Manchester City dicono tutto. Il suo sogno invece sarebbe stato allenare il Liverpool, di cui era tifoso sin da piccolo. Si butta persino in un pronostico sul campionato italiano: «Lo vincerà l’Inter». Per vincere, spiega, non servono solo gli attaccanti ma anche i difensori: «Se non difendi bene ti fregano e se non attacchi bene non fai gol. E ovviamente serve un bravo portiere». Il suo primo programma per il futuro è «continuare a viaggiare per il calcio e vedere più partite possibile». Dice di fidarsi della scienza, ma di non avere speranze di guarigione. Infine, il suo ultimo auspicio: «Mi auguro che le persone soffrano il meno possibile».

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