Il sindaco di Trino e l’idea dell’affare sul deposito di rifiuti nucleari: «Vale 1 miliardo e porterà 4mila posti di lavoro»
La città di Trino Vercellese, sulle colline del Monferrato, dove si trova quel che resta del nucleare italiano, l’impianto di Saluggia, è la prima auto-candidata per ospitare il futuro deposito nazionale dei rifiuti nucleari. Il sindaco di Fratelli d’Italia, Daniele Pane, ha confermato al Corriere della Sera di aver formalizzato la sua decisione. «Tra Trino e Saluggia deteniamo l’80 per cento della radioattività italiana. Se gli altri continuano a dire sempre di no è più conveniente per tutti avere una destinazione definitiva anziché mantenere uno status quo che ci danneggia, anche per evitare disastri ambientali». Pane non ha mai fatto mistero di essere pronto ad accogliere l’impianto. Il 13 dicembre scorso il governo – dopo aver introdotto una norma nel decreto Energia che permette l’auto-candidatura a comuni e siti militari – aveva pubblicato l’elenco delle 51 aree considerate idonee per accogliere l’impianto che dovrà ospitare i 78mila metri cubi di rifiuti radioattivi a bassa e media intensità e stoccarne temporaneamente 17mila ad alta intensità. La città di Trino, che non risultava nella lista di Comuni, ha avanzato così l’autocandidatura. Ora i tecnici del Mase e della Sogin avvieranno una rivalutazione del territorio al fine di verificarne l’eventuale idoneità. «Trino è stata esclusa perché parte del nostro comune è lungo il fiume Po – sottolinea il sindaco -. Ma è solo una parte del territorio comunale, che ovviamente non sarebbe interessata a ospitare il deposito. All’estero si fa a gare per ospitare questi depositi, ci sono bandi affollatissimi, mentre qui in Italia si pagano 60 milioni di euro ogni anno tra multe e procedure d’infrazione per la mancata messa in sicurezza delle scorie, e un’autocandidatura come la nostra fa scalpore». Per il primo cittadino del Comune di circa seimila abitanti la struttura avrebbe un impatto economico positivo sul territorio: «Oltre ai vari incentivi statali – continua – , vale un miliardo di euro e offrirebbe 4 mila posti di lavoro per la realizzazione, a cui andrebbero ad aggiungersi altri 700 posti a struttura costruita per la sua gestione. Io ho tutto l’interesse a restare a Trino, per crescere qui i miei due figli che meritano un futuro migliore».
Le proteste
A protestare sono invece il comitato Tri-No, formato da circa 600 cittadini, contrario all’auto-candidatura: «Il sindaco e la sua squadra si sono assunti la responsabilità storica di far salire Trino sul treno la cui sola fermata sarà il Deposito unico dei rifiuti radioattivi in questo territorio: un territorio, lo ribadiamo, non idoneo. Una presenza – conclude – che graverà su di noi, ma soprattutto su moltissime generazioni dopo la nostra, per centinaia e centinaia d’anni».