Il caso del gatto preso a calci ad Alberobello, l’avvocata della 16enne: «Non c’è prova che sia morto: basta tribunale social, rischi imprevedibili»
Dovranno essere i tribunali e non i social a giudicare la 16enne sotto accusa dopo la diffusione di un video in cui prende a calci un gatto ad Alberobello, in provincia di Bari. È la sua avvocata a chiedere che non parta una sorta di gogna mediatica contro la ragazza, dopo che il suo caso ha scatenato durissime reazioni da parte delle associazioni ambientaliste. La vicenda è stata commentata sui social anche da Elisabetta Canalis e poi dal vicepremier Matteo Salvini, che ha invocato un’accelerazione alla legge che inasprisce le pene contro i maltrattamenti degli animali. «Non è ammissibile che venga giudicata dal tribunale dei social, perché i rischi sono estremi e imprevedibili», dice l’avvocata Ornella Tripaldi a Repubblica. «Quanto compiuto dalla mia assistita resta esecrabile e lei ha compreso il disvalore e la gravità dell’atto che ha commesso perché maltrattare gli animali è un gesto vile. Se ci saranno profili penali verrà punita da un Tribunale con le accortezze e le tutele previste dal codice minorile».
La ragazza era stata immortalata in un video, poi rimosso dai social, in cui prendeva a calci un gatto gettandolo in una fontana fredda. Secondo la denuncia di alcune volontarie animaliste, l’animale sarebbe poi morto. Una versione contestata dall’avvocata Tripaldi: «Non c’è alcuna evidenza che il gatto sia morto, in quanto i ragazzi che erano presenti al fatto hanno dichiarato che seppur spinto, è riuscito immediatamente a venire fuori dalla vasca, a scrollarsi di dosso l’acqua per poi essere preso in cura da una coppia, forse di turisti. L’unica evidenza è che una minorenne è stata sbattuta in prima pagina, sui social con nome e cognome diventando oggetto di una terribile campagna di odio che deve finire. Lei e la sua famiglia stanno malissimo».