Cocaina nell’ambulanza, uso di sommergibili e nickname da Gabibbo: ecco la rete dello spaccio di droga dal Sud America a Napoli
«Sotto acqua è 100%, ma ci sta solo da Panama». Una frase apparentemente indecifrabile. In realtà, acquista senso se estrapolata dal contesto di provenienza: un giro di droga che partiva dal Sud America, viaggiava in sommergibile, e raggiungeva San Giovanni a Teduccio. A quel punto, veniva consegnata a Marano. Per non destare sospetti, i criminali si mascheravano: vestiti da soccorritori e mascherine, guidavano un’ambulanza per trasportare la sostanza. Si trattava di un’altra delle rotte della droga nell’orbita del boss dei Van Gogh Raffaele Imperiale, racconta il Messaggero.
L’organizzazione è stata smantellata ieri nel maxi blitz antidroga condotto dai carabinieri del comando provinciale di Napoli. A essere coinvolti sono due gruppi distinti, entrambi manovrati dal braccio destro di Imperiale, Bruno Carbone. Un totale di 29 persone sono finite in manette, mentre gli indagati sono 40. E tra loro c’è anche Vincenzo Iannone, ucciso e dato alle fiamme lo scorso 16 luglio a Marano proprio per non aver pagato una partita di cocaina. Fatti che hanno portato all’incarcerazione di Vittorio Principe, 49 anni, e Sabatino Sorrentino, 55 enne, entrambi di Marano.
Le indagini
Le indagini, partite nel 2017, sono state coordinate dalla Direzione distrettuale Antimafia di Napoli. Carbone è stato arrestato dopo una lunga latitanza a Dubai come il narcotrafficante nativo di Castellammare di Stabia. Dagli Emirati Arabi, riusciva a comunicare con il resto dell’organizzazione grazie alle chat criptate Sky Ecc ed Encrochat. E a distanza riforniva le principali piazze di spaccio dell’area a nord di Napoli: dai depositi di Marano e San Giovanni a Teduccio partivano le distribuzioni per Scampia, il Parco Verde di Caivano, Marianella, la Cisternina di Castello di Cisterna. E ancora: Secondigliano, Giugliano, Marigliano. Il distributore all’ingrosso, secondo quanto emerso dalle indagini, sarebbe stato Vincenzo Della Monica, mentre a finanziare l’organizzazione, con ruolo anche di cassiere, era il fratello Salvatore.
Un altra arteria sarebbe invece collegata a Simone Bartiromo, Roberto Merolla e Giovanni Cortese. I tentacoli in questo caso arrivavano fino alla Puglia, alla Calabria e all’Albania, e nel caso dell’import di hashish fino alla Turchia. Essenziale per sgominare il giro è stata la scoperta di vari nickname e soprannomi, in gran parte ispirati a calciatori o personaggi televisivi, usati per chiamare gli indagati. Maradona, Cavani, Gabibbo, l’immortale: così si chiamavano tra loro i gestori dell’importante rotta del narcotraffico. Tra gli indagati, spunta il nome di Kevin Kurti, intercettato dopo essere sfuggito ad un controllo con i cani in aeroporto. Era sua l’idea di puntare sui trasporti sottomarini. Un escamotage per ridurre il rischio di essere scoperto, molto più alto nei viaggi via aria.
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