Il prof accusato di violenza da 4 alunne e poi assolto: «Una vendetta per il sequestro di un telefono»
Giovanni Di Presa, insegnante a Castelfidardo in provincia di Ancona, è stato assolto dall’accusa di violenza sessuale e maltrattamenti. Era andato a processo per aver molestato quattro alunne e averne picchiata un’altra. Di Presa era professore di sostegno a tempo determinato nella scuola media Soprani. I fatti risalgono al 2018 e ha ricevuto un’assoluzione in primo grado nel 2021 sull’accusa di stupro e un’altra in Corte d’Appello per entrambi i reati. Secondo i giudici le quattro adolescenti che lo accusavano avevano escogitato una vendetta per il sequestro dei loro cellulari. Di Presa oggi parla in un’intervista al Corriere della Sera: «Iniziò tutto nel novembre del 2018 con una convocazione da parte della professoressa fiduciaria del plesso e le accuse di violenza sessuale. Alcune alunne, ed è solo un esempio, mi avevano accusato di aver toccato loro il fondoschiena.
Quasi un amico
Il prof con Enea Conti ricorda che tutto «accadde dopo il sequestro di uno smartphone, che può capitare se uno o più alunni esagerano. Ma in quel caso quattro adolescenti si coalizzarono contro di me». Di Presa dice di aver instaurato con gli alunni «un rapporto amichevole, mi facevo chiamare “Gianni”, avevo rinunciato a mettere un muro tra me e loro, un confine, ero quasi un amico. Forse a pensarci ora sarebbe stato più conveniente comportarsi diversamente». Poi, dopo il sequestro di un telefono, cambiò tutto: «Venivo guardato male se toccavo il ginocchio di un ragazzo che si era fatto male: ma io lo facevo perché sono un fisioterapista, per essere utile. Secondo queste ragazze io avrei commesso violenze in pubblico. Nessuno mi aveva denunciato per essermi appartato in un posto nascosto. Già questo doveva far comprendere che fossi innocente. E non escludo che qualcuno mi abbia denunciato sperando di guadagnare con i risarcimenti».
«Ho perso trenta chili»
Infine, Di Presa dice che è pronto a incontrare le alunne che l’hanno accusato: «Per chiedere loro perché lo hanno fatto. In realtà mi è già capitato di incontrare per caso qualche studente: sono stato fotografato e la foto ha fatto il giro delle loro chat, tra gli sfottò. Credo debbano essere le famiglie a chiedere conto di vicende come questa: perché la scuola a mio avviso funziona ancora, ma sono le famiglie a rinunciare spesso al loro ruolo. Pesavo 120 chili, poi quest’odissea me ne fece perdere trenta. Ma vorrei tornare a insegnare. Anche in quella scuola, senza rancore».
Leggi anche:
- Drogata e violentata alla vigilia di Natale, l’incubo per 20 ore di una 39enne sfregiata al volto: l’arresto a Reggio Emilia
- Martina Rossi, precipitata dal sesto piano per scampare a uno stupro. Per i condannati «fu anche colpa sua». La famiglia: «Aberrante»
- Il talent scout che abusava dei piccoli calciatori beccato a Trigoria