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La lite con i Friedkin, le polemiche, l’«energia sbagliata»: i retroscena dell’addio di José Mourinho alla Roma

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La rottura con la proprietà ha radici nelle mancate assunzioni di responsabilità del tecnico

987 giorni dal 4 maggio 2021. Tanto è durata l’avventura di José Mourinho alla guida dell’A.S. Roma. Che è finita ieri con un comunicato zuccheroso della società e con l’avvento di De Rossi in panchina al suo posto. Lui non se lo aspettava. I retroscena dei giornali raccontano che era arrivato al Fulvio Bernardini di Trigoria per dirigere l’allenamento quando alle 8,30 è arrivata la convocazione di Dan Friedkin, arrivato a Roma la sera prima. Mezz’ora di colloquio e addio. Lo psicodramma dei tifosi dopo la diffusione della notizia ha testimoniato il rapporto speciale con gran parte dei supporter, anche se le critiche negli anni sono arrivate lo stesso. Il saluto ai cancelli di Trigoria in piazzale Dino Viola è stato commovente: «Grazie a tutti».

L’ultimo anno

L’ultimo anno di Mourinho a Roma è cominciato con un rimpianto. La finale di Europa League persa ha rovinato tutti i piani dello Special One, che sperava così di accedere alla Champions (l’obiettivo dei Friedkin) e giocarsi di nuovo una finale di Supercoppa. Il Messaggero racconta che sapeva dei colloqui della società con Thiago Motta e Xabi Alonso. Ma ha continuato a mandare segnali per il rinnovo: «Mi fido dei Friedkin, non credo stiano parlando con altri tecnici. Non posso pensare che non siano onesti come lo sono stato io in passato». Eppure, spiega il quotidiano, proprio l’insistenza a parlare di rinnovo ha innervosito Dan Friedkin, che si è sentito messo spalle al muro dalle parole del tecnico sulla voglia di lavorare anche con i giovani. E alla prima occasione, ovvero quando la squadra è scivolata in basso in classifica, ha perso il derby e le partite con le grandi. Senza contare la delusione del secondo posto nel girone di Europa League, che ha complicato ulteriormente i piani.

La responsabilità

Davanti a lui aveva tre partite abbordabili con Verona, Salernitana e Cagliari. Per questo spargeva ottimismo dicendo che la squadra sarebbe tornata presto a lottare per il posto in Champions. E, spiega ancora il quotidiano, ai Friedkin ha dato fastidio anche la mancata assunzione di responsabilità da parte il tecnico dopo le sconfitte. Parlare dell’arbitro, delle assenze, della rosa è sembrato un modo per criticare la società. Vincent Candela, ex Roma degli anni di Sensi, dice alla Gazzetta dello Sport: «Il gioco in questi anni è stato sicuramente deludente. E poi il fatto di trovare sempre un motivo extra alle sconfitte è una cosa che non mi è piaciuta: la panchina corta, il fatto di dire che senza Dybala la squadra non è più la stessa cosa, dare del traditore a qualche giocatore. Ai miei tempi queste cose non si potevano dire, i problemi si risolvevano dentro lo spogliatoio. E poi anche alcune scelte mi hanno lasciato perplesso».

L’energia sbagliata

E ancora: «Mi sembra ci fosse un’energia sbagliata, che ognuno andasse per la sua strada: nessuno che parla dopo le partite, nessuno che vuole battere il rigore a Milano. Le motivazioni nel calcio contano. E poi ho visto giocatori litigare tra di loro come era tanto che non vedevo». Il direttore del Corriere dello Sport Ivan Zazzaroni ha detto: «Uno così forte non lo avevo mai incontrato nella mia vita. Gli rimprovero solo di aver accettato una situazione perdente, doveva lasciare i soldi e salutare». E ancora: «Ora serve un direttore sportivo che sappia fare scouting. Mi aspetto un anno di transizione con i giovani, le condizioni mi sembrano tutte negative. A De Rossi auguro il meglio ma eredita una situazione difficile».

La lite

Repubblica invece racconta che il confronto con i Friedkin è cominciato lunedì sera. A Trigoria c’era anche Ryan. Un confronto che potrebbe definirsi liti, visti i toni accesi e i termini forti. La proprietà era stanca di alibi, tensioni, polemiche e stoccate. Come quelle dopo la finale di Budapest, che rischiavano di mettere in difficoltà la società nei rapporti con la Uefa. Tanto che all’epoca partirono anche delle scuse. A metà dicembre era arrivato un ultimatum sui risultati. Intanto Ryan Friedkin ascoltava le lamentele dei calciatori. Ora De Rossi traghetterà fino alla prossima stagione, che con un nuovo direttore tecnico e un nuovo allenatore sarà necessariamente di rifondazione. L’Anno Zero. L’ennesimo.

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