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Così a Chicago il Grande Freddo sta bloccando le auto elettriche: «La mia Tesla mi ha lasciato per ore all’addiaccio» – Il video

17 Gennaio 2024 - 14:16 Redazione
Con le temperature di 30 gradi sotto lo zero nelle stazioni di ricarica si registrano code e mezzi scarichi

A Chicago c’è un problema con le auto elettriche più famose del mondo. Con le temperature che hanno raggiunto picchi di 30 gradi sotto lo zero, nelle stazioni di ricarica di veicoli elettrici si registrano scene di disperazione: le batterie sono scariche e gli automobilisti devono rinunciare alle vetture. «Quando fa così freddo, le auto non funzionano bene e nemmeno le stazioni sono al massimo», dice al New York Times Javed Spencer, autista Uber rimasto bloccato con la batteria scarica. Spencer ha detto che è partito con 30 miglia rimanenti di batteria, ma dopo pochi minuti di viaggio era tutto scarico. Ha dovuto chiamare un carro attrezzi per arrivare a una stazione. Dove però i problemi non sono finiti: «Quando l’ho collegato la carica non arrivava». Alla fine ci è riuscito ma ha dovuto rimanere fermo per cinque ore.

Le ondate di freddo negli Usa hanno creato molti problemi ai veicoli elettrici. Le temperature gelide contribuiscono a scaricare più velocemente la batteria e a ridurre l’autonomia di guida. I problemi sono arrivati anche per le Tesla di Elon Musk. Quando fa più freddo serve più energia per riscaldare l’abitacolo e quindi è normale che aumenti il consumo, ha spiegato l’azienda sul suo sito. Dove ha consigliato di mantenere il livello di carica sopra al 20% e utilizzare la funzione «partenza programmata» in modo che il veicolo possa gestire da sé la ricarica. Eppure anche le Tesla hanno ceduto. Nick Sethi, ingegnere di 35 anni, ha trovato l’auto bloccata. Ed è rimasto per un’ora all’addiaccio per cercare di sbloccare la portiera. Alla fine è riuscito ad aprire manualmente il bagagliaio per il suo Suv Model Y e ha guidato per cinque miglia fino alla stazione di ricarica. Lì ha dovuto mettersi in fila. In tanti avevano il suo stesso problema.

Foto copertina da: New York Times

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