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Virginia Sanjust, l’ex annunciatrice Rai condannata per un’estorsione di 15 euro ai danni della sorella

17 Gennaio 2024 - 18:39 Redazione
Il figlio Giancarlo Armati, suo tutore legale, da tempo denuncia i problemi di salute mentale della madre e ha puntato il dito contro i familiari: «Vogliono estrometterla dalla divisione del patrimonio»

Il Tribunale di Roma ha condannato Virginia Sanjust, 46 anni, ex annunciatrice Rai, a 1 anno e 2 mesi di carcere per una estorsione di 15 euro nei confronti della sorella. La donna lo scorso ottobre era stata assolta in Appello in un processo analogo contro la nonna, che poi l’aveva perdonata. I fatti contestati in questo processo risalgono invece all’ottobre 2022. Virginia Sanjust sarebbe andata a casa della sorella, sottraendole le chiavi dell’abitazioni e della macchina chiedendo in cambio 15 euro. La sorella l’ha denunciata e i giudici nel rito abbreviato l’hanno ritenuta colpevole. Ma questa vicenda è più complessa di quello che appare. I guai per l’ex annunciatrice Rai sono iniziati circa venti anni fa, in concomitanza con l’emergere di alcuni disturbi psichici per la quale è stata sottoposta decine di volte al Tso, il trattamento sanitario obbligatorio, ed è stata più volte ricoverata in cliniche e centri per la cura della salute mentale.

A ottobre era stata sorpresa a rovistare in una Smart, e condannata per direttissima a 2 mesi e 20 giorni. Ancora, dopo una prima condanna, era stata assolta dall’accusa di tentata estorsione nei confronti della nonna, l’attrice Antonella Lualdi, e il reato di stalking era stato derubricato in violazione di domicilio. Ora però arriva questa nuova condanna, e il figlio Giancarlo Armati, tutore legale della madre, denuncia ancora una volta come la donna debba essere aiutata, non colpevolizzata. Di più, l’uomo ritiene – spiega il Corriere della Sera – che la decisione di trascinarla nuovamente in un processo faccia parte di un preciso piano da parte degli altri familiari. «Entro i confini di una divisione giudiziale di un patrimonio importante», ha spiegato, «la condanna di mamma, invocata dai parenti, tende a farla interdire, estromettendola così dalla possibilità di avere voce in capitolo».

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