L’Estetista Cinica e la storia di Giovanna Pedretti: «Non solo Selvaggia Lucarelli, è l’informazione il problema»
La bresciana Cristina Fogazzi in arte Estetista Cinica ha un milione di follower su Instagram e un’azienda che fattura 70 milioni di euro l’anno. È amica di Chiara Ferragni e non le va di parlare male di lei. Ma dice anche che ormai i social sono diventati una sorta di Hunger Games. Dove l’alternativa è tra vincere e morire. Riguardo la moglie di Fedez, dice, «a lei è caduta addosso una tempesta senza precedenti: rispetto alla storia del pandoro, le battute sessiste di Giambruno con la collega sono state valutate un milionesimo. Cosa sarebbe accaduto se certe cose le avesse dette Fedez? Sarebbe venuto giù il mondo. Come minimo ci sarebbe stata una crociata sotto casa di Chiara, le avrebbero gridato di divorziare e portargli via i bambini», dice in un’intervista a Repubblica.
Gli haters
Anche Cristina ha i suoi haters. Ma con loro usa una tattica socratica: «Quando rispondo a qualche odiatore, provando a spiegare che pure io la sera ceno a casa e guardo la tivù con mio marito, capiscono e a volte si scusano». Estetista Cinica spiega a Maurizio Crosetti che anche lei all’inizio interagiva «come se fossi al bar con le amiche, poi mi sono accorta che la gente mi riconosceva per strada, e che certe mie frasi venivano riportare in homepage sui principali siti d’informazione. Così ho capito che il gioco era cambiato. Allora ho imparato anche a tacere: se aspetto un’ora che mi servano a ristorante, poi non ci faccio un post». Sulla storia di Giovanna Pedretti dice che non si può «ridurre tutto a Selvaggia Lucarelli, non le si può addebitare ogni responsabilità per quanto accaduto. Chiediamoci cosa si era messo in moto dopo quel messaggio. Io reagisco all’ansia con le goccine calmanti, ma altre persone che tipo di risposta emotiva possono avere, con un microfono sotto il naso e una telecamera puntata addosso? Anche chi riprende una notizia, dev’essere responsabile. Chi fa informazione si domandi dove la stiamo portando».
Le donne imprenditrici
Fogazzi spiega che c’è anche un sentimento negativo nei confronti delle donne imprenditrici: «Fossi maschio mi chiamerebbero genio. Michela Murgia è diventata mainstream quando è morta. Prima che accadesse, non interessava a nessuno del transfemminismo. Argomenti alti e importanti vengono raramente sfiorati o centrifugati in rete, perché non generano ascolti né traffico. Il taglio dei fondi contro i disturbi alimentari non va in tendenza». Infine, spiega di aver paura «di sbagliare, perché non sono una santa. Paura di quello che mi cadrebbe addosso, di quello che potrebbe capitare alla mia azienda. In Italia, avere successo è imperdonabile. Se hai soldi, di sicuro li hai fatti in qualche modo strano: ecco perché mi dicono furba, e mai brava».
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