Oggi è reato, domani non lo sarà: la gran confusione della Cassazione sul saluto romano – Il video
Alle sezioni riunite della Corte di Cassazione guardavano trepidanti i magistrati di mezza Italia che volevano una sola certezza: alzare la mano destra per fare il saluto romano o fascista che dire si voglia, è un reato oppure no? E se lo è, viola la legge Scelba che vieta la ricostituzione del partito fascista o va perseguito in base alla legge Mancino sull’incitamento all’odio e la discriminazione? La domanda era pressante perché in questi anni i tribunali italiani hanno compiuto scelte contrapposte, considerando quel gesto della mano destra un reato condannabile talvolta per violazione della legge Scelba altre volte per la violazione della legge Mancino. In altri casi invece non veniva ravvisato alcun reato. Il paradosso è stato che singoli imputati che hanno alzato la mano allo stesso modo in anni diversi per la stessa commemorazione sono stati sia condannati che assolti in via definitiva. Un caos totale, con sentenze in contrasto a macchia di leopardo.
Come è stata interpretata la decisione delle sezioni riunite sul braccio destro
Il 18 gennaio le sezioni riunite della Cassazione hanno spiegato in un comunicato la loro decisione. Che non ha capito quasi nessuno, oppure ognuno ha capito a modo suo a seconda di quel che già pensava prima di quella decisione. Così secondo il Manifesto si sarebbe deciso che il saluto romano/fascista «è un reato». Ma in qualche caso no. Secondo Libero e Il Giornale invece la Cassazione avrebbe deciso che il saluto romano/fascista «non è un reato». Ma un qualche caso lo è. E in effetti leggendo quello scarno comunicato la Cassazione è sembrata dire che può essere reato in violazione della legge Scelba, in qualche caso è reato in violazione della legge Mancino, ma può essere reato pure per la violazione congiunta di entrambe le leggi. E in tutti gli altri casi non lo è. Quindi? Si voleva chiarezza? Sì, ma al momento la situazione sembra più confusa di prima. E ogni tribunale potrà nuovamente interpretare a modo suo.
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