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Lo psicoterapeuta Foti del caso Bibbiano chiede 320 mila euro di danni a Selvaggia Lucarelli

20 Gennaio 2024 - 08:20 Redazione
claudio foti selvaggia lucarelli
claudio foti selvaggia lucarelli
Anche due quotidiani portati davanti al tribunale civile

Una causa civile con una richiesta di risarcimento di 320 mila euro. È stata avviata a Torino in tribunale da Claudio Foti, lo psicoterapeuta processato per Bibbiano e assolto dalla Corte d’appello di Bologna nei confronti dell’opinionista Selvaggia Lucarelli. E chiama in causa anche due quotidiani che hanno ospitato i suoi articoli tra il 2019 e il 2020. Foti ritiene di essere stato diffamato per l’accostamento a vicende di cronaca come il suicidio di 4 persone nel biellese nel 1996: «Accostamenti insensati che hanno provocato un grave danno alla reputazione di Foti. Non è mai stato lui a decidere chi era colpevole o innocente: il suo lavoro era svolgere delle consulenze», spiega il legale dello psicoterapeuta, l’avvocato Luca Bauccio. Ai quotidiano Foti ha chiesto altri 140 mila euro oltre ai 320 mila a Lucarelli.

La causa civile

«Prima di scrivere certe cose bisognerebbe pensarci su. E magari conoscere più a fondo i processi di cui ci si vuole occupare. Articoli come quelli incitano all’odio, alle gogne sui social, ai comportamenti incivili, e finiscono per distruggere le vite degli altri», commenta Braccio. L’avvocata Caterina Malavenda assiste Lucarelli. «Essere accostato moralmente al suicidio di persone indagate e imputate è stato terribile. Da psicologo posso dire che accuse di questo tipo possono portare le persone a gesti estremi perché toccano nel profondo l’umanità, la dignità, il nostro senso morale», ha detto Foti all’Ansa. «Dopo averli letti ero incredulo. In alcuni casi nemmeno conoscevo le vittime. In altri ero stato unicamente il consulente del pubblico ministero. È bastato questo. E così, dopo il mio coinvolgimento nell’inchiesta su Bibbiano, l’occasione è stata quella giusta per colpirmi e per ferirmi. Ho vissuto da impresentabile fino alla mia assoluzione del 6 giugno. Ho retto grazie alla mia professione di psicologo ma mi chiedo cosa avrebbe fatto un’altra persona al mio posto».

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