Omicidio Anica Panfile, Battaggia non risponde al Gip. La domestica uccisa dopo una lite, avvolta in un tappeto e gettata nel fiume
Ha mantenuto il silenzio Franco Battaggia, 77 anni, durante l’udienza di convalida dell’arresto, avvenuto quattro giorni fa su ordine di custodia cautelare del Gip di Treviso, perché accusato della morte di Anica Panfile, 31enne trovata sulla riva del fiume Piave a Spresiano (Treviso) il 21 maggio scorso. Battaggia, ex datore di lavoro della donna uccisa, si trova ora nel carcere di Santa Bonna di Treviso. Secondo quanto reso pubblico oggi dal capo della procura Marco Martani in base all’autopsia la donna, che di lavoro fa la domestica, è stata uccisa per soffocamento poi tramortita in testa e resa incapace di difendersi per una ingente assunzione di cocaina.
Gli elementi che hanno portato all’arresto di Battaggia
Secondo la Procura della Repubblica di Treviso Battaggia stava preparando una fuga. Per questo, qualche giorno dopo l’omicidio, aveva richiesto una nuova carta d’identità valida per l’espatrio. Poi l’indagato avrebbe manifestato il desiderio di trovare una alloggio dove «nascondersi» mentre parlava con un suo conoscente. Non solo, nella conversazione si diceva preoccupato per la convocazione dei carabinieri in caserma (non sapeva che doveva essergli restituito un oggetto che gli era stato sequestrato). Ma a parte questi dettagli a incastrare l’uomo è stato il ritrovamento di tracce di Dna della donna in un tappeto arrotolato in casa, elemento probabilmente usato per il trasporto del cadavere fino all’affluente del Piave, dove è poi ritrovato. Non solo, ci sono anche filmati delle videocamere di sorveglianza private, dove si vede un auto simile a quella dell’arrestato nelle vicinanze di un ponte. Secondo alcune testimonianze rese agli inquirenti l’uomo avrebbe l’abitudine di far assumere cocaina alle donne che invita a casa per incontri a pagamento. Il giorno della scomparsa la vittima e il sospettato non hanno avuto un rapporto sessuale ma questo elemento è stato accertato, in modo consensuale, in periodi precedenti. L’uomo ritenuto un «soggetto di notevole e consolidata caratura criminale» continua a dichiararsi estraneo ai reati contestati: omicidio volontario e occultamento di cadavere.