Il torinese truffato due volte con i Bitcoin: «Ho perso un sacco di soldi e mi sento un imbecille»
Il torinese Danilo Bosco di Torino ha perso più di 80 mila euro cercando di investire in falsi bitcoin. Prima affidandosi a consulenti di investimenti in criptovalute. E poi a esperti che gli avrebbero garantito di recuperare i soldi, che erano in combutta con i primi. In un’intervista a Repubblica Bosco riepiloga quello che gli è successo: «Un amico e cliente, in buona fede, mi ha messo in contatto con una conoscente. La signora mi suggerì di investire in cripto valute. Non sapevo cosa fossero, mi fidai. Le mandai dei soldi in euro. Mi allettava la previsione di utili elevati. Mi diceva che avrei raddoppiato le cifre. Che avrebbero comprato i bitcoin per rivenderli sul mercato internazionale. Era tutto un bluff».
Sembrava tutto vero
Bosco, ingegnere edile, si è rivolto alla magistratura. «Pensavo che fosse tutto vero. E ho perso un sacco di soldi. Mi sono sentito un imbecille, ma poi ho denunciato. So che ci sono altre vittime come me, che magari si vergognano. Non bisogna», dice a Elisa Sola. La sua querela ha fatto partire un’inchiesta della magistratura: «Sembrava tutto a posto. Ho fatto vari bonifici e la consulente mi faceva accedere a un link dove vedevo dei bei diagrammi con cifre che aumentavano. Erano i miei soldi. I grafici erano ben fatti. Da 5mila euro in pochi giorni ero salito a 12mila». Ma i problemi sono iniziati quando ha chiesto di percepire gli utili: «La cosiddetta esperta mi disse che non si poteva subito. Che occorreva alzare i limiti. Usava sempre questa espressione: “Alzare i limiti”. Lo diceva al telefono, io non l’ho mai vista. Così ho pagato ancora. E poi è sparita. In quel momento ho capito. E mi sono rivolto a una società di Milano che si occupa di aiutare le vittime di truffe».
La seconda truffa
Ma anche questa era una truffa. E probabilmente si trattava di un’unica banda: «Questa società mi ha chiesto altri soldi. Mi ha assegnato un fantomatico legale, che faceva finta di controllare i bitcoin e mi spediva mail con altri grafici. Ha voluto altro denaro per recuperare tutto. Ho pagato una, due, tre volte. Sono sbottato quando si è inventato che i bitcoin erano finiti negli Usa e che se non avessi versato 20mila euro di tasse non avrei potuto riavere nulla. Lo sapevo che le tasse si pagano dopo. Ma ormai ero nel vortice, feci un altro bonifico. Ho capito tardi che era una catena. E non è finita nemmeno adesso». Infatti continuano a telefonargli: «Dicono che sanno che ho dei soldi investiti in bitcoin e che possono aiutarmi a riaverli, se verso una percentuale. Sono tutti d’accordo. Non ti lasciano più stare. Ormai non mi arrabbio nemmeno più. Rispondo a tutti: grazie ho già dato e ho le mie ferite».