Torino, lo showroom delle ristrutturazioni fantasma: decine di clienti truffati. «Ora ridateci i nostri soldi»
«Ci avete truffati, rivogliamo i nostri soldi». È quanto si legge sulle vetrine di un negozio in corso Lecce a Torino. O meglio un ex negozio. Si chiamava «Per fare casa» ed era uno showroom di ristrutturazione che è stato operativo dal 23 ottobre al 19 dicembre 2023. In questo periodo, meno di due mesi, ha raccolto un numero consistente di acconti in denaro per fare degli interventi di ristrutturazione che, però, non sono mai stati avviati perché i titolari hanno fatto perdere ogni traccia di sé prima delle festività natalizie. La vicenda è ora in mano alla procura di Torino dopo almeno una ventina di denunce presentate da vari cittadini. Nel frattempo, le vittime di quella che sembra avere tutte le carte per configurarsi come una truffa da centinaia di migliaia di euro non hanno intenzione di restare in silenzio.
La rabbia dei clienti
Come riporta La Stampa, le vetrine sono state coperte di cartelli. «Avete rovinato un sacco di gente», si legge in uno. «Scarsi a ristrutturare, bravi a raggirare», scrivono in un altro. La questione prosegue da diverso tempo. «Ci avevano detto che l’azienda era fallita», racconta al quotidiano cittadino Alessandro Rillo, 32enne che si fa portavoce del gruppo di famiglie raggirate e ora in protesta. Riferisce che prima della chiusura del negozio e del trasloco, due famiglie truffate sono passate per vie legali contro i titolari dell’attività. «Il giudice aveva dato loro ragione: il risarcimento, però, non è mai stato pagato», spiega il 32enne. «Ho tentato due volte una mediazione anche io, ma invano».
Il doppio raggiro con gli assegni vuoti
Alcune delle vittime del raggiro sarebbero state truffate ben due volte. Durante i due mesi scarsi di attività, tra ottobre e dicembre, il titolare dell’attività avrebbe emesso loro degli assegni a titolo di risarcimento ma, una volta presentati in banca, questi si sarebbero rivelati privi di fondi, aggravando ulteriormente la situazione delle famiglie coinvolte. Così, hanno iniziato ad appendere cartelli sulle vetrine che qualcuno, però, continua a togliere. «Noi, di volta in volta, siamo tornati ad affiggerne altri», chiosa Rillo.
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