Meloni tentata dalla corsa europea: «Decido all’ultimo, importante il consenso». E sul teatro di Roma: «La nomina scandalizza perché non ha la tessera Pd»
Non scopre le carte, la premier Giorgia Meloni intervistata da Nicola Porro su Quarta repubblica (in onda questa sera, 22 gennaio a partire dalle 21.25 ma registrata nel pomeriggio), a proposito della candidatura alle europee che, per la verità, in Parlamento danno tutti per scontata. «Vediamo, vediamo», glissa, dicendo che le possibilità sono «cinquanta e cinquanta»: «Me la cavo così perché non ho deciso, penso che deciderò all’ultimo, quando si formano le liste. Si figuri se non considero importante misurarmi con il consenso dei cittadini. È l’unico elemento che conta per me. I cittadini che dovessero votare per una Meloni che si candida in Europa sanno che non ci va, ciò non toglie che se vogliono confermare o confermare un consenso, anche quella è democrazia. Per me potrebbe essere importante verificare se ho ancora quel consenso». Del resto, anche in passato la premier ha spiegato che, a suo avviso, la democrazia è «votare chi ti governa».
Il caso teatro di Roma
Nell’ampia intervista, Porro ha toccato praticamente tutti i temi di attualità, dando spazio all’interlocutrice per rispondere. Impossibile, dunque, non parlare della contestata nomina di Luca De Fusco alla direzione del teatro di Roma: «Ha un curriculum di ferro sul piano culturale e della competenza, non ha tessere di partito e qual è lo scandalo? Che non ha la tessera del Pd. Avviso ai naviganti: il mondo nel quale per le nomine pubbliche la tessera del Pd fa punteggio è finito: ci vanno le persone che hanno un merito indipendentemente dalla tessera che hanno deciso di sottoscrivere se ne hanno una». La misura sul Superbonus «così come scritta si è configurata come la più grande truffa ai danni dello Stato italiano della storia». Lo ha detto la premier Giorgia Meloni parlando a Quarta Repubblica. Una misura che «costa a ciascun italiano, neonati compresi e chi è senza casa, più di 2mila euro a testa» e «il 50% di queste risorse è andata alla fetta più ricca della popolazione: gente che non aveva casa ha pagato per la seconda casa del miliardario». «Quest’anno ho fatto una manovra di 30 miliardi – ha concluso – partivo da 20 da pagare sul superbonus e 13 sul debito: il superbonus s’è mangiato una finanziaria e così sarà nei prossimi anni».
Lo scontro con Chiara Ferragni
A proposito della querelle con l’imprenditrice Chiara Ferragni, dice la premier, «Non sono pentita» delle dichiarazioni sul caso del pandoro, «mi è dispiaciuto che sia stato letto come uno scontro. Figuriamoci se c’era voglia e interesse a uno scontro con Chiara Ferragni. Stavo dicendo una cosa in positivo, verso le persone che producono un’eccellenza che noi vediamo attraverso gli influencer e diamo più peso a chi la indossa rispetto a chi la produce»: «Poi – ha continuato Meloni – ho fatto un passaggio perché era di cronaca la vicenda del pandoro, ma è la sinistra che si è sbracciata per difendere e ha creato un caso politico, manco avessi attaccato Che Guevara». A questo punto, però, il governo è intenzionato ad intervenire con una norma specifica: «Arriva al Consiglio dei ministri di giovedì” una norma che «stiamo facendo, per cui nelle attività commerciali con anche uno scopo benefico, sulla confezione di quello che vendi devi specificare a chi vanno le risorse, per cosa vanno e quanta parte viene effettivamente destinato a scopo benefico”. Il caso, dice la premier, «ha fatto vedere che c’è un buco in termini di trasparenza nella normativa delle attività commerciali che hanno anche uno scopo benefico. Voluto o non voluto, adesso vi si può incappare». Il tema ha dato l’agio per collegare immediatamente la polemica con Repubblica e con i quotidiani del gruppo Gedi: «Mi ha fatto sorridere la prima pagina di Repubblica: l’Italia è in vendita. Bello tutto, ma che questa accusa arrivi dal giornale di proprietà di quelli che hanno preso la Fiat e l’hanno ceduta ai francesi, che hanno trasferito all’estero sede fiscale e legale, hanno messo in vendita sui siti immobiliari i siti delle nostre storiche aziende italiane… Non so se il titolo fosse un’autobiografia, ma le lezioni di tutela dell’italianità da questi pulpiti anche no».
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