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Sanremo 2024, Rose Villain: «La canzone per il festival? Si sceglie da sola perché sai che arriverà a tutti» – L’intervista

22 Gennaio 2024 - 18:40 Gabriele Fazio
Dopo il duetto con Rosa Chemical della scorsa edizione, la 34enne torna all'Ariston per portare la sua voce autentica tra rap e pop

«Click Boom!» non è solo il titolo del brano con cui Rose Villain parteciperà alla 74esima edizione del Festival di Sanremo, «l’inizio del mio nuovo capitolo», come sostiene ai microfoni di Open, ma fa anche pensare a una sorta di sequenza di lancio: un razzo pronto a partire, diretto verso il cielo, quello della musica in questo caso, naturalmente. In realtà l’esplosione della quale si parla nel brano è, al contrario, piuttosto terrena, come il romanticismo che intende raccontare, una relazione i cui contorni sono presentati nudi e crudi, con gli alti e i bassi, i fuochi d’artificio e il grigiore. Insomma, quel corto circuito giornaliero, quel mostro a due facce dai lineamenti indefiniti che infesta le nostre relazioni e che chiamiamo “normalità”. Ma è anche vero che Rose Villain, milanese classe 1989, vero nome Rosa Luini, figlia dell’imprenditore Franco Luini, titolare della Tucano, è davvero pronta all’esplosione, vera, definitiva, ed è stato probabilmente questo a convincere Amadeus a volerla nel cast dei big di questa sua quinta edizione del Festival da direttore artistico. Perché Rose Villain in questo momento è di sicuro tra le più autenticamente contemporanee donne della musica italiana.

Tra rap e pop

Sarebbe banale e molto ingeneroso ridurre il tutto solo al suo essere giovane, trendy, con quel capello blu che incornicia l’infinita dolcezza di uno sguardo che appare sempre in qualche modo illuminato dallo stupore. L’efficacia di Rose Villain prende vita invece senza dubbio dalla sua visione musicale così aperta, forse di matrice americana, dove si è trasferita per studiare musica dopo il diploma, il suo talento nel riuscire a vivere serenamente quella terra di nessuno (eppure sempre più affollata) a metà strada tra il rap, genere di discendenza, e il pop, genere che invece la rende accessibile a tutti, che le ha consegnato in mano una tavolozza di emozioni decisamente più ampia e generalista. Lo ha dimostrato sul campo, in Radio Gotham, il suo album d’esordio uscito esattamente un anno fa, in cui la sua romantica idea di musica, cupa e intensa nelle tonalità, lontana dalle tematiche stereotipate del rap, si è stiracchiata in quattordici ottimi brani che hanno fatto definitivamente alzare lo sguardo nella sua direzione a pubblico e critica.

I featuring

Poi una serie infinita di featuring con i big del game italiano, che non a caso l’hanno voluta tutti accanto, una sorta di giro obbligato delle sette chiese, la benedizione di pilastri come Salmo, Mondo Marcio, Emis Killa, Fabri Fibra, Guè e Rondodasosa. Quindi rap, si, ma senza scimmiottare modelli americani e nemmeno, ancor peggio, scimmiottare i colleghi maschietti, all’affannoso inseguimento di una street credibility che ormai altro non fa che plastificare i progetti. Motivo che l’ha resa un’artista autentica, che brucia della necessità di dire qualcosa che sia proprio e non che accontenti il largo pubblico del genere più ascoltato del momento. Così, quando racconta «vado a Sanremo per farmi valere, farmi notare e arrivare a più persone possibili», altro non vuole dire che si tratta di una artista in cerca di una consacrazione, della propria posizione nell’industria, una posizione alla quale la sua unicità nell’attuale discografia italiana l’ha destinata. A questo punto via al countdown.

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