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Abusi sui chierichetti del Papa, don Martinelli condannato in Vaticano. «È una sentenza storica»

23 Gennaio 2024 - 17:56 Redazione
La Corte d'Appello vaticana ha ribaltato l'esito della sentenza di primo grado, quando era stato assolto l'ex allievo del preseminario San Pio X

Don Gabriele Martinelli, ex allievo del Preseminario Pio X che ospita i chierichetti del Papa, è stato condannato a due anni e sei mesi perché ritenuto colpevole del reato di corruzione di minore. Così la Corte di appello ha ribaltato la sentenza di primo grado, pronunciata in Tribunale il 6 ottobre 2021, quando Martinelli venne assolto dalle accuse di violenza carnale e atti di libidine ai danni di un compagno minorenne nell’agosto 2010. A darne notizia è stata l’avvocata della vittima Laura Sgrò che la definisce «sentenza storica». Per la prima volta in Vaticano viene emessa una condanna per abusi perpetrati nello stesso territorio vaticano. All’epoca, il don era stato assolto per insufficienza di prove per alcuni reati, ritenuto non punibile per altri in quanto i fatti contestati risalivano a quando era ancora minorenne e per altri ancora era intervenuta la prescrizione. Oltre a lui, fu assolto anche don Enrico Radice, ex rettore del Preseminario, accusato di favoreggiamento.

La sentenza

L’appello contro la sentenza di primo grado in merito al caso degli abusi avvenuti al San Pio X tra il 2007 e il 2012 era stato presentato dal Promotore di giustizia aggiunto, Roberto Zannotti e dalla parte civile. La corte, riunitasi oggi in Camera di Consiglio, ha deciso che Martinelli «non è punibile limitatamente ai fatti contestati fino al 2 agosto 2008, in quanto minore di 16 anni» e lo assolve «dai reati a lui contestati in relazione al periodo successivo al 9 agosto 2008 per insufficienza di prove». Ma lo ritengono «colpevole del reato di corruzione di minore». Soddisfatta l’avvocata della vittima che al termine dell’udienza ha aggiunto: «Dopo tanti anni non solo sono stati riconosciuti i fatti ma anche evidentemente il patimento e il dolore finalmente del mio assistito che ha potuto avere giustizia».

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