Elly Schlein fa il pieno di soldi con i militanti e la tassa sugli eletti del Pd. La sola impresa a finanziarla è quella di Zan. Con soldi però ricevuti dallo Stato
A mettere mano al portafoglio per dare una mano finanziaria ad Elly Schlein e al Pd di cui è diventata segretaria sono stati nell’ultimo anno solo i militanti oltre agli eletti che non hanno possibilità di scelta: una quota della indennità per la carica loro spettante va versata ogni mese nelle casse del partito (per i parlamentari circa 1.500 euro al mese). Il Pd è ancora il partito con più militanti e anche per questo motivo è in cima alla classifica degli incassi del 2 per mille Irpef, finanziamento pubblico la cui destinazione si basa sulle scelte dei contribuenti: ha incassato ora 8,1 milioni di euro a questo titolo.
Elly la meno scelta nelle donazioni di imprenditori e imprese
Quasi nessuna impresa o imprenditore disposto a finanziare la politica ha però scelto il Pd nell’ultimo anno: il partito della Schlein è infatti ultimissimo nella classifica dei partiti oggi presenti nel Parlamento italiano per contributi finanziari ricevuti dai privati, nettamente alle spalle anche della formazione Noi con l’Italia di Maurizio Lupi. In dodici mesi, infatti, la Schlein è stata finanziata solo da una società e da un singolo imprenditore che sommati hanno donato al Partito democratico in tutto 45 mila euro secondo le dichiarazioni congiunte depositate alla tesoreria del Parlamento italiano. La classifica dei finanziamenti privati è un po’ la cartina al tornasole su come imprese e imprenditori italiani ritengono che un partito politico possa essere determinante nella formazione delle leggi e provvedimenti di loro interesse. A fare il pieno di questa parte di finanziamenti sono infatti storicamente i partiti al governo, ma anche quelli che si ritiene possano incidere dalle fila delle opposizioni. Fra i partiti più finanziati ci sono ad esempio Azione e Italia Viva, che sono all’opposizione.
L’unico a versare al Pd è stato un imprenditore, non per scelta
Il solo imprenditore ad avere finanziato il Partito democratico nell’ultimo anno è stato il siciliano A. P. che il 13 dicembre scorso ha versato un contributo di 22 mila euro. Secondo quanto risulta sulla documentazione inviata alla tesoreria del Parlamento italiano non si tratta però di un contributo volontario per sostenere le attività politiche della Schlein. Ma del saldo di un vecchio contenzioso legale che riguardava terze persone. L’imprenditore generosamente ha versato la somma dovuta da altra persona e il partito per non correre rischi con la legge sul finanziamento ha preferito registrarlo comunque come versamento ricevuto annotandolo insieme ai versamenti ricevuti dai propri parlamentari.
Solo una società nell’elenco: la Be Proud srl. Ma è di Alessandro Zan
La società che nell’ultimo ha versato in quattro diversi finanziamenti al Partito democratico in tutto 23 mila euro è la Be Proud srl di Padova. Pur essendo un pizzico più consistente del contributo di Planeta, quello della Be Proud non ha lo stesso valore: la società infatti è posseduta al 52% dal deputato del Pd, Alessandro Zan, che ne è anche l’amministratore che ha deciso e firmato quei quattro finanziamenti. Zan ha versato regolarmente la sua quota di indennità come tutti gli altri parlamentari, e in più ha aggiunto i finanziamenti della società che si occupa di organizzazione di eventi. Nel 2022 la Be Proud era stata un po’ più generosa, finanziando in quattro tranche 33 mila euro versati però tutti solo nelle casse della federazione provinciale del Pd di Padova.
Prima di finanziare il Pd Be Proud ha ricevuto 229.610 euro di aiuti di Stato
La Be Proud essendo specializzata in organizzazione di eventi ha risentito come molte società del settore delle restrizioni ai movimenti e alla circolazione delle persone per il Covid anche se come spiega lo stesso Zan nella relazione al bilancio 2022 non è stata colpita dalla crisi derivante dalla guerra della Russia in Ucraina, non avendo rapporti economici con nessuno dei due paesi. I bilanci però sono andati in crisi tanto è che la società secondo quanto risulta dal registro nazionale degli aiuti di Stato ha dovuto ricorrere per 9 volte fra la fine del 2020 e il gennaio 2024 (l’ultimo il 19 gennaio scorso) ad aiuti pubblici richiesti allo Stato e alla Regione Veneto perché la società era in crisi (l’ultimo bilancio noto si è chiuso in perdita nonostante questo). Complessivamente i fondi pubblici ricevuti a titolo di ristoro o di rimedio a grave turbamento dell’economia o di sconto sull’Irap da pagare sono ammontati a 229.610,25 euro. Oltre a questi c’è stata la garanzia dello Stato prevista dalle leggi speciali sul Covid per finanziamenti ricevuti dal Mediocredito centrale. Anche se tutto è stato fatto in trasparenza, in queste condizioni non sembrava proprio la società ideale per finanziare un partito politico.
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